Si dice genitrice e comunque è lei (quasi) sempre la «numero uno»
martedì 9 marzo 2021

Gentile direttore,

sono d’accordo con Francesco Ognibene che, su “Avvenire” di domenica 7 marzo, definisce «stucchevole» il dibattito sull’uso della lingua come strumento di discriminazione, anche perché non ho sentito nessuno obbiettare all’uso del femminile “guardia” per definire una funzione svolta soprattutto da uomini. Ma sono d’accordo pure con Antonella Mariani che, lì accanto, sottolinea come se in un ruolo c’è una donna, quel ruolo deve assumere il femminile. Come la mettiamo però con quel “genitore 2” – al maschile – che viene delegato a definire il ruolo più femminile in assoluto, quello di madre?

Valentino Masotti, Sesto San Giovanni (Mi)


Capisco la sua polemica sul burocratese di moda e le sue studiate ambiguità, gentile signor Masotti. Ma so perfettamente per lei come per tantissimi altre e altri non c’è il minimo dubbio sul fatto che in italiano esistono e si usano il maschile “genitore” e il femminile “genitrice”. Per quanto mi riguarda, poi, amo così tanto la parola “genitori” da non sopportare di vederla presa in ostaggio in un dibattito assurdo e condita di numerazioni anonime. Detto questo, però, da padre e da nonno quale sono, mi sento anche di ammettere senza difficoltà che è la madre a essere (quasi) sempre il “genitore 1”, se non altro per i nove mesi di cuore a cuore totale con la creatura che porta in grembo e che con dolore e amore infine dà alla luce.

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