venerdì 29 marzo 2013
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Caro direttore,
le scrivo dopo aver appreso i contenuti dell’ultima campagna di Lav ed Enpa che nell’imminenza della Pasqua chiedono l’alleanza dei sacerdoti per impedire da parte dei fedeli il consumo di agnello, vittima a loro dire di un 'rito cruento' dovuto al consumo alimentare. A parte il fatto che i nostri parroci mi sembrano già abbastanza impegnati nella fatica di evangelizzare, soprattutto nelle città italiane sempre più secolarizzate, ma se anche qualcuno volesse dedicare un po’ di attenzione a questa richiesta, basta leggere i contenuti della lettera a loro inviata per capire la totale confusione laico/religiosa dei concetti lì espressi. Si fa esplicito riferimento alle prime parole di papa Francesco in merito alla custodia del creato, della natura e dell’ambiente per strumentalizzare un messaggio del Pontefice, riconducendolo a un mero appello ambientalista. La descrizione poi dell’annuale «sterminio di piccoli agnelli […] strappati alla nascita alle loro madri» mi lascia davvero perplesso, pensando a come si possano oggi mettere in piedi campagne a difesa della vita di agnelli, mentre si lasciano morire bambini con l’uso ormai standardizzato di pratiche abortive. Davvero un agnello vale più di un essere umano?
Concludo con due piccole osservazioni.
Per prima cosa mi viene spontaneo pensare quanto sia difficile fare il parroco oggi, cioè ricevere e discernere tra un’infinità di messaggi in apparenza buoni, ma spesso, in realtà, fuorvianti e portatori di interessi unilaterali e molto discutibili, non certo a favore della comunità. Infine una provocazione. Uscirà ad aprile il film sulla storia di Marco D’Aviano, il frate che ebbe un ruolo determinante nel salvare Vienna dall’assedio del 1683. Leggendo la recensione ho scoperto che il panino a forma di mezzaluna (croissant) fu inventato dai viennesi per irridere i turchi che si erano dati alla fuga. Direttore, facciamo scorta di cornetti allora, poiché la prossima crociata sarà contro il binomio cornetto e cappuccino, che sarà presto bollato come oltraggio alla memoria di una parte guerreggiante.
Luca Salvadori
 
Amo la natura, caro signor Salvadori, e m’intenerisco non solo per i cuccioli ma anche per gli animali anziani e sgraziati che hanno 'lavorato' a lungo con l’uomo e gli hanno dato fedeltà e allegria. Non sopporto le crudeltà inutili, e considero tali – pensi un po’ – anche quelle compiute contro le piante. È sguardo cristiano, ma anche semplicemente umano. Lo stesso che mi rende solidale con ogni donna che soffre e dubita o gioisce e sa, e che m’impedisce di rimuovere una tragedia immane come il disconoscimento dell’umanità piena dei nostri figli non nati e la pretesa di disporre di loro come di 'cose', come di 'prodotti': valutandoli, eliminandoli, usandoli... Non accetto, ma arrivo a capire, il rifiuto dolente e irrimediabile (ognuno di noi è unico e irripetibile) di una alterità 'scomoda'. Non accetto e non riesco a capire la negazione in radice del valore di una vita. Ogni essere umano vale il mondo. E dove c’è vera umanità, il mondo ha – in ogni creatura – giusto rispetto e valore. Conosco parroci e religiosi e laici che lo spiegano benissimo, insegnando la dottrina cristiana e svolgendo con ciò stesso una straordinaria opera di educazione civica e di 'ecologia umana'. Papa Francesco si sta facendo ascoltare anche da quelli che non sempre ascoltano ...
Quanto alla sua provocazione finale, gentile amico, penso che possiamo stare tranquilli: ho mangiato dolci e piatti e bevuto vini dalle storie e dai nomi assai più guerreschi e politicamente scorretti del cornetto, e non credo che ci convinceranno a rinunciarvi. Siamo onnivori, grazie a Dio. E sappiamo persino essere ironici e autoironici. Una forma di saggezza, quest’ultima, che è spesso un distillato di buona cultura e retta coscienza e rappresenta l’antidoto più efficace sia alle tentazioni e alle nostalgie belliche e fondamentaliste, sia al rischio di rinunciare (e far rinunciare) alle proprie storie e alle proprie tradizioni. Le auguro serene colazioni con cappuccino e cornetto. E, soprattutto, una vera e buona Pasqua.
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