Una risorsa inesplorata per l’educazione
sabato 14 ottobre 2023

Chi ha tolto ai ragazzi il diritto d’annoiarsi? Chi ha convinto adulti, genitori, educatori che la noia è sempre qualcosa di negativo da fuggire o combattere? Tante situazioni di violenza che coinvolgono i giovani hanno come motivazione – dichiarata – la noia: sassi dal cavalcavia, dar fuoco a immigrati o senza tetto, crudeltà verso gli animali...

È tristemente lunga la lista di episodi in cui, interpellando gli autori, tra i perché spunta sempre lei: la noia. Pur volendo evitare i semplicismi, non si può trascurare che la noia è nell’elenco dei futili motivi! Cosa fare? Di recente si insiste, a giusta ragione, sull’educazione emotivo-affettiva. Questa dovrebbe passare anche per l’accoglienza, l’elaborazione e l’integrazione della noia nel proprio vissuto. Eppure, molti sembrano di fatto escluderlo, mentre la noia fa parte della vita.

C’è una quantità di situazioni noiose, di routine, con cui tutti dobbiamo fare i conti, in ogni fase della vita. Si tratta allora di educarci ed educare alla noia, scorgendone le possibilità nascoste oltre alla già temuta improduttività. I lockdown in tempi di pandemia hanno permesso a molti di riscoprire o scoprire modi semplici per farvi fronte, come prendere in mano un libro, guardare un film, passeggiare; o più fantasiosi, come scrivere versi, dipingere, far lavori creativi... Ma anche al di fuori di essi, chi non ha sperimentato, talvolta, la noia che aguzza l’ingegno e mostra contesti inesplorati? Per non parlare dei momenti in cui la noia ha fatto sentire il bisogno dell’altro, rompendo l’isolamento.

Non dobbiamo arrenderci alle ruberie di tutto ciò dal cuore dei giovani a opera di smartphone e prodotti simili, con la complicità di adulti a loro volta distratti da effervescenze ridicole. Certo, non sempre la noia dà frutti buoni: talvolta è levatrice di depressioni nascoste ed esperienze di non-senso da trafiggere l’anima. Possiamo, allora, immaginare di educarci ed educare a cercarvi significati ancora nascosti? Possiamo regalare ai ragazzi un ascolto attento, prolungato, per esplorare insieme la possibilità di cercare e trovare sé stessi, oltre quelle che Vasco Rossi chiama «dannate nuvole»? E segnali di apertura verso Colui «che move il sole e l’altre stelle»? Molti santi o grandi personalità, credenti e non credenti, hanno visto sfolgorare la luce accettando di camminare a tentoni nella notte della noia, dell’apatia, della depressione esistenziale.

La nostra quotidianità invece, per rifuggire la noia, si trasforma spesso in luogo dove mostrare d’essere sempre vincitori, all’altezza, capaci di controllo su ogni cosa. Giornate indaffarate – nella cui frenesia viene travolto perfino il mondo dell’infanzia –, dove si desidera ma si perde la dimensione sana dell’ozio. Stile che alimenta l’illusione di poter riempire i vuoti che ci portiamo dentro. Quelli che la noia farebbe emergere, denunciando le nostre strategie perdenti. Non intendo con ciò tessere l’elogio della noia, quand’anche s’accettassero per vere le sue virtù terapeutiche. Mi preoccupa piuttosto l’incapacità di tanti – adulti e influencer di turno – che in nome del politicamente corretto e dei guadagni da divertimentifici fanno di tutto per togliere ai bambini, ai ragazzi, ai giovani, forse pure a sé stessi, il diritto di confrontarsi con la noia e le sue facce, odori, sapori, buoni o cattivi. Sarebbe opportuno ammettere che molti di noi – troppi – hanno disimparato a vivere la noia per farsela alleata e non nemica. O no?

Sacerdote Psicologo-psicoterapeuta

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