Le adozioni l'anonimato e la nostalgia delle radici
venerdì 16 febbraio 2018

Caro direttore,
mi faccia esprimere il più vivo apprezzamento a Greta, protagonista del 'Botta e risposta' con Luciano Moia. Siamo sicuri che esiste il 'diritto' a conoscere le proprie origini? Già vi sono tanti aborti (terapeutici e non), figuriamoci a intaccare il sistema dell’anonimato! Magari la donna è riuscita a crearsi una nuova vita e si va a sconvolgerla, per una moda ideologica, con il fantasma di un passato sotterrato? È sicuro che l’ossessione per il 'diritto' a conoscere le proprie origini non sia provocato dalla pubblicità esasperante che se ne fa sui media, come per gli oggetti che si vuole vendere? Mi limitavo, non vivendo quella condizione, a obiettare che ci sarebbe voluto l’assenso del genitore biologico: ora che una figlia adottata parla in quel modo, penso proprio che non sia il caso sconvolgere la vita «a una donna, al figlio e anche alla famiglia adottiva». E il discorso mi sembra valido anche per il caso contrario di una madre che voglia sapere del bimbo non abortito perché abbandonato nell’anonimato.

Mario Grosso

Caro direttore,
è martedì 14 febbraio 2018, ho appena acquistato 'Avvenire' e, come di solito, mi soffermo a pagina 2. Leggo la lettera della signora Greta (e la risposta di Luciano Moia) e le chiedo di farle pervenire un mio personale grazie. Grazie, signora Greta, per avere parlato a cuore aperto con noi lettori di 'Avvenire'. Nelle sue parole c’è ancora sofferenza, ma nella sua legittima e non semplice decisione c’è tanta maturità. Pretenda di «guardare nel cuore delle persone», perché è il cuore il posto scelto dallo Spirito Santo come dimora in noi. Ami sempre la sua famiglia, e i tantissimi nostri fratelli e sorelle. Dio – Nostro Padre – gioisce di questo.

Filippo Salvatore Morgano

Anche io, gentili amici, mi sono emozionato nel leggere la matura e intensa lettera della signora Greta. Così come ho trovato sensibile e meditata la replica di Luciano Moia, uno dei giornalisti che più studiano e, da anni, raccontano e illuminano il mondo delle relazioni familiari, naturali e adottive. Qui mi limito a due sottolineature. Conoscere le proprie radici, caro signor Grosso, può diventare un’ossessione, e questo è un problema, ma molto prima che un possibile affermato diritto è una nostalgia che germina dal cuore stesso della persona umana. Proprio quel cuore nel quale lei, caro signor Morgano, invita la signora Greta a «guardare»: esercizio vertiginoso, che non può mai essere «pretesa»... Alla saggezza di chi fa le leggi tocca – toccherebbe... – contemperare la legittima tensione a sapere di sé e della storia umana di cui si è figli e continuatori con altre sofferenze e altri beni esistenziali.

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