venerdì 23 dicembre 2016
Macerie ovunque, ma c'è una strada per ricominciare a vivere
La pace speranza per Aleppo tra paura, fughe e solidarietà
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Nel momento in cui sto scrivendo questa lettera, la grande maggioranza dei quartieri di Aleppo occupati dai ribelli sono stati liberati, le strade sono state ripulite da tutto quello che impediva la comunicazione tra una parte e l’altra della città. Molti ribelli armati hanno approfittato dell’amnistia concessa e si sono arresi, ma nonostante tutti i richiami (mondiali e locali) all’evacuazione di Aleppo, un nucleo di terroristi (specialmente dal fronte Al-Nusra) rifiuta di arrendersi. Essi perseverano e intensificano il bombardamento dei quartieri ovest della città. Assistiamo a un nuovo spostamento: migliaia di famiglie lasciano i quartieri orientali della città e vengono a rifugiarsi in zone più sicure. Da gionti più voci si levano per annunciare che per Natale tutta la città di Aleppo sarà riunificata. Speriamo che ciò comporti la fine delle ostilità, la fine dell’incubo, la fine della paura e soprattutto l’instaurazione della pace tanto attesa da quasi cinque anni ad Aleppo.

Molto resta ancora da fare per quanto riguarda il lato umano degli abitanti di questa città. Come aiutare le persone a tornare, a sistemarsi, ad avere fiducia nell’altro, ad accettare una riconciliazione? Quali parole dire ai genitori dei martiri, ai feriti, a quelli che hanno visto le loro case distrutte? Che sguardo gettare su quello che si sospetta essere stato il nostro nemico? Bisogna avere fiducia in un futuro di pace? Quale garanzia offrire agli sfollati e alle persone che hanno lasciato tutto e sono andati a trasferirsi all’estero e hanno costruito lì la loro vita? Che rispondere a coloro che diffidano, a coloro che dubitano, a quelli che annunciano altre disgrazie? Siamo pronti a iniziare un percorso nuovo? Se la pace tanto attesa si installa tra noi, come risvegliare la gente alle loro responsabilità, ai loro doveri civili e sociali? Tutti questi problemi e molti altri attraversano il nostro Spirito. Forse è troppo presto per rispondere ma dobbiamo condividerli e iniziare a pensarci. In questi giorni, gli abitanti di Aleppo Ovest sono in procinto di uscire in strada per andare altrove, là dove era pericoloso e vietato. Alcuni scoprono la realtà di ciò che è stato il loro negozio, la loro casa o il loro luogo di culto. La guerra è passata lasciando la sua impronta: tutto è rubato, tutto è distrutto, a volte sfigurato o addirittura scomparso.

Si fanno delle foto, ci si indigna, si piange... Si cerca di vedere se c’è qualcosa da recuperare: un ricordo, un libro, una cosa qualsiasi dimenticata che i signori della guerra non hanno portato via. La gente immaginava l’entità dei danni, ma la realtà supera spesso la fantasia e fa loro scoprire l’atrocità dei crimini commessi. Resta ancora il problema delle mine. Una decina di bambini ha cercato di giocare in un giardino pubblico. Una mina ha avuto ragione della loro vita... bisogna evitare alcune zone dove ci sono stati dei combattimenti. I quartieri ovest della città continuano a ricevere quotidianamente razzi, colpi di mortaio e missili. La morte continua a creare scompiglio. La paura non cessa mai di crescere. Tre settimane fa una scuola primaria è stata colpita da un missile. Almeno 8 alunni sono morti e più di 100 persone sono state ricoverate in ospedale. Il dottor Nabil ci ha invitati a essere vigili: «La disinformazione continua: alcuni media riferiscono che 'Aleppo è caduta' invece di dire 'Liberata'».


Per coloro che ascoltano gli sfollati provenienti dalle zone est della città, per quelli che stanno loro vicino, la realtà della liberazione non basta per esprimere la fine dell’incubo in cui vivevano. Erano presi in ostaggio dalle truppe armate. Era vietato loro di uscire, di andarsene. Quando è arrivato l’esercito, hanno potuto sentirsi al sicuro. Volevano andarsene il più presto possibile. Come fare perché i media riflettano la realtà così com’è? Il team di animazione dei Maristi azzurri si è recato il 30 ottobre scorso da quattro famiglie tra le più povere dei nostri beneficiari. L’iniziativa è stata seguita da un momento di condivisione e di preghiera. Abbiamo insistito sull’importanza dell’ascolto e del rispetto di ogni persona per rivolgerci sempre di più verso le famiglie maggiormente bisognose. Il governo di Navarra, in Spagna, ci ha assegnato il «XIV Premio Internazionale della Solidarietà-2016». Miguel Induráin, membro della giuria, aveva spiegato le ragioni di questa scelta: «In riconoscimento dell’opera a favore della pace dei Maristi azzurri in una delle zone più colpite dalla guerra in Siria, nella città di Aleppo, e per la loro difesa di uno dei diritti fondamentali della persona umana, il diritto alla vita e per la loro collaborazione con altre organizzazioni».

Fratello Giorgio ha incontrato gli studenti delle scuole superiori di 3 centri educativi. Ha incontrato gli adulti e le persone interessate alla situazione in Siria. Ha spiegato loro la realtà del vissuto quotidiano nella città e ha presentato tutta l’opera dei Maristi azzurri. Una domanda si è ripetuta più volte: «Dove trovate la forza per continuare la vostra missione?». La nostra forza si radica nella nostra fede, la fede in Gesù Cristo, amico dei poveri e dei disperati. Un Gesù che ci invita ad andare incontro all’altro, soprattutto il più afflitto, il più ferito, il più straziato. Fratello Giorgio, nella sua parola di ringraziamento, annuncia che questo premio fa onore, è vero, ai Maristi azzurri, ma noi lo dedichiamo, anche, a tutte le vittime della guerra... Il premio arriva nel momento in cui la città di Aleppo continua a soffrire. Questa solidarietà internazionale ci stimola a resistere e continuare la nostra missione.

Il nostro ringraziamento è una promessa: «Restare, continuare, essere molto vicini alle persone che soffrono». Noi godiamo di una vasta rete di amici che ci sostengono e pregano per noi. Colgo l’occasione per ringraziarli. Alla fine di novembre, abbiamo offerto a ogni persona delle famiglie che sosteniamo, (e sono migliaia) un paio di scarpe e vestiti nuovi. In questi giorni, la situazione caotica dei bombardamenti ci ha obbligato a prendere, per ragioni di sicurezza, la decisione di fermare temporaneamente i nostri due progetti: 'Imparare a crescere' e 'Voglio imparare'. Un giorno di novembre, dopo che un missile è caduto proprio vicino al centro di distribuzione del nostro programma 'Goccia di latte', i vetri sono andati tutti in frantumi. Nient’altro, per fortuna, che danni materiali. Le squadre di distribuzione dell’acqua non si fermano mai. In pieno inverno, nonostante la liberazione della stazione di pompaggio dell’acqua che si trova all’interno dei quartieri liberati dall’esercito siriano, l’acqua rimane tagliata come l’elettricità. Il programma di formazione di cento ore 'come elaborare un piccolo progetto', al quale hanno partecipato 20 persone, è terminato.

I partecipanti hanno scritto i loro progetti e toccherà alla giuria del Mit valutare i migliori e sceglierne due che saranno sostenuti finanziariamente dai Maristi azzurri. Un nuovo programma della Fondazione Marista per la Solidarietà Internazionale (socio Focsiv) viene ad ampliare la nostra lista. È 'Taglio e cucito'. Si rivolge alle donne. Nato nel novembre 2016, ventiquattro donne vi partecipano. Per 4 mesi seguiranno una formazione al taglio e alla moda. Tutti gli altri programmi: distribuzione dei cesti alimentari e sanitari, distribuzione di coperte e materassi, distribuzione di taniche d’acqua, aiuto per l’affitto, i civili feriti di guerra e il programma medico, Skill School e lotta contro l’analfabetismo, continuano normalmente. A nome di tutti i Maristi azzurri e di tutti i beneficiari, vi invito a metterci in cammino verso il Natale.

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