mercoledì 29 aprile 2009
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Caro Direttore, le scrivo per conoscere il suo pensiero su una certa pubblicità che in questi ultimi tempi si sta sempre più intensificando. Mi riferisco ai numerosi spot, sponsorizzazioni o altro, da parte di siti finalizzati al gioco d’azzardo o di scommesse più o meno legali. Mi chiedo se in un periodo così drammatico, tra crisi finanziaria e tragedie naturali, quando numerose famiglie hanno perso tutto o gran parte delle loro certezze, gettando pesanti ombre sul loro futuro, si possa fare leva sulla disperazione delle persone illudendole con la prospettiva di guadagni facili, ma nascondendo tutti i rischi derivanti dal vizio del gioco. Anche il silenzio dei mezzi d’informazione è preoccupante, a parte il solo Avvenire che pochi giorni indietro ha pubblicato un ottimo servizio sul rischio del gioco d’azzardo, che il denaro abbia già zittito tutti gli autorevoli esperti?

Alessandro Raimondi

Sul sito dell’Aams (Amministrazione autonoma dei Monopoli di Stato), nella sezione dedicata ai dati sulla raccolta (cioè gli incassi) dei giochi, troviamo l’asciutta enunciazione: «La raccolta del 1° trimestre 2009 (13.161 milioni) conferma il trend positivo (+9,2 %) rispetto al 1° trimestre 2008 (12.055 milioni)». Proiettando questo dato sull’intero anno c’è da presumere che nel 2009 si supereranno i 50 miliardi di euro: questo significa che ogni italiano spenderà mediamente in giochi d’azzardo legali – Lotto, Superenalotto, Bingo, scommesse, lotterie, apparecchi – più di 800 euro nei 12 mesi. Ho ben presente quanto in questo settore pesi l’illegalità, ma scelgo di fermarmi al gioco 'legale', in merito al quale disponiamo di dati certi. Purtroppo le sue cifre sono già più che sufficienti a dimostrare come l’allarme che lei rilancia sia del tutto plausibile e come l’attenzione prestata al fenomeno sia manifestamente insufficiente. Come rilevava alla fine dell’anno scorso una ricerca condotta dal Conagga (Coordinamento nazionale gruppi per giocatori d’azzardo) assieme al Cnca (il coordinamento delle comunità d’accoglienza), «quella del gioco d’azzardo è divenuta la terza azienda in Italia (preceduta solo da Fiat e Enel) e l’Italia è il primo Paese al mondo per spesa pro capite per il gioco d’azzardo». Come non preoccuparsi? Quel 9% di incremento rispetto al 2008 significa un aumento di spesa superiore a 1 miliardo di euro in soli tre mesi! Particolarmente allarmanti mi sembrano i dati relativi al tempo impiegato per giocare, con l’11,6% dei giocatori che dedica all’azzardo più di tre ore a settimana, e quello relativo alle somme investite: un giocatore su 25 (il 4,4%) spende più di 600 euro al mese e non di rado si tratta di persone affatto facoltose (il 23,7% ha un lavoro saltuario o precario e il 18,4% è pensionato). Che tutto questo avvenga con l’avallo interessato dello Stato non può non inquietare.
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