Aborto, cinque domande e un’amara certezza
martedì 22 gennaio 2019

Caro direttore,
il 31 dicembre 2018 la ministra della Salute, Giulia Grillo, in ottemperanza all’art. 16 della legge 194/1978 ha presentato l’annuale relazione, con i dati del 2017, della norma che ha legalizzato l’aborto. Secondo tale relazione, gli aborti legali sarebbero diminuiti fino alla cifra di 80.733 e la legge avrebbe funzionato perfettamente. Questo, come ha titolato 'Avvenire' domenica 20 gennaio 2019, è l’«aborto che si vede». Come in tutti gli anni precedenti, il Movimento per la Vita ha messo in cantiere un suo rapporto di cui sarà fatto un riassunto nel numero di febbraio dell’inserto mensile di questo stesso giornale 'Noi Famiglia e Vita'. Nello sforzo di aprire un dialogo con i politici, le osservazioni critiche alla relazione ministeriale si possono formulare in forma di domande, con la speranza di suscitare un ripensamento personale della ministra e dei parlamentari.

La prima domanda è: 'È proprio vero che gli aborti sono diminuiti?'. Secondo la stessa relazione ministeriale nel 2017 state vendute 224.432 confezioni di EllaOne (pillola dei cinque giorni dopo) contenete Ulipistral acetato e 339.648 confezioni di Norlevo e Levonelle (pillola del giorno dopo) contenente il principio attivo Levonogestrel. Un grande aumento, dunque, rispetto agli anni precedenti. Questi prodotti sono contrabbandati come «contraccettivi di emergenza», ma in realtà sono idonei ad alterare la mucosa uterina in modo da respingere e quindi uccidere l’embrione già formato, come risulta dai pareri del Comitato nazionale per la Bioetica e dell’Istituto superiore di Sanità, confermati da studi internazionali.

La seconda domanda è quella più conturbante, perché mette in crisi il giudizio di un perfetto funzionamento della legge: 'Il concepito è un essere umano?'. La risposta positiva è stata data più volte dal Comitato nazionale di Bioetica, ma anche dalla Corte costituzionale, e proprio nel momento stesso in cui ha legittimato l’aborto volontario (sentenza n. 27 del 1975) e quando nel 1997 (sentenza n. 35) ha affermato che il riconoscimento del diritto alla vita del concepito è contenuto anche nell’art. 1 della legge 194/1978. Più recentemente, nelle sentenze 229 del 2015 e 84 del 2016, la Corte ha ribadito che l’embrione umano non è una cosa; dunque è qualcuno. Non si può escludere che la ministra abbia dei dubbi, ma allora chiediamo: 'Il principio di precauzione vale solo nel campo ecologico o riguarda in primo luogo la vita umana?'.

Quando un barcone di migranti naufraga, le ricerche devono continuare finché residua anche il minimo dubbio dell’esistenza in vita anche solo di un naufrago. La relazione ministeriale non dice se l’applicazione della legge ha aiutato a nascere dei bambini e nulla si dice sul sostegno al volontariato che in quarant’anni ha salvato oltre 200.000 bambini in viaggio verso la nascita e restituito serenità e fiducia alle loro mamme. Perché? Il quinto ordine di domande: 'È vero o non è vero che il massimo fattore di prevenzione dell’aborto è il riconoscimento dell’individualità umana del figlio che restituisce alla donna l’istinto di maternità e il coraggio di affrontare le difficoltà?'; 'Che cosa ha fatto lo Stato in questa direzione a livello culturale ed educativo?'.

La relazione ministeriale continua ad affidare la prevenzione alla sola contraccezione, ma non riflette sul fatto che negli altri Stati del mondo in cui la contraccezione è più diffusa sono più alti gli indicatori degli aborti (tasso di abortività e rapporto di abortività). L’unico aspetto positivo della relazione ministeriale è la conferma di quanto già scritto nelle relazioni precedenti: l’elevato numero di obiettori non disturba il «servizio di Ivg». Tuttavia manca una riflessione sul significato dell’obiezione che è ulteriore conferma della piena umanità dei figli concepiti, esseri umani come noi. Dunque l’aborto legale è l’ingiustizia estrema, perché consente l’uccisione dei più piccoli, indifesi, innocenti e poveri tra gli esseri umani a opera della madre (vittima anche lei), dei comportamenti attivi e omissivi del padre (o, al contrario, della sua 'rimozione'), degli operatori sanitari, dello Stato; un numero di vittime la cui estensione non è certo inferiore a quella delle guerre.

Presidente del Movimento per la Vita italiano

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI