martedì 21 giugno 2022
L'annuncio di un super-missile con testate nucleari che potrebbe colpire tutte le capitali occidentali serve a spaventare gli occidentali. E a indurli a non sostenere più Kiev e non inviare i cannoni
Guerra giorno 118: le nuove armi e l'escalation del terrore lanciata da Putin
COMMENTA E CONDIVIDI

Nel giorno 118 della guerra in Ucraina si alzano ancora di più i toni da parte russa. La disputa relativa al blocco da parte della Lituania del transito di alcuni prodotti verso la “exclave” russa di Kaliningrad, stretta fra la stessa Lituania e la Polonia, sta suscitando le ire di Mosca. Sul campo gli scambi di artiglieria restano pesantissimi, ma non si vedono rilevanti avanzamenti di una delle due parti belligeranti sui diversi fronti aperti.

La reazione del Cremlino alla mossa di Vilnius contro il territorio russo circondato da Paesi Nato è sicuramente spropositata rispetto alle sanzioni in sé – nemmeno le ben più pesanti misure adottate dall’Europa in sei pacchetti consecutivi avevano provocato una simile levata di scudi. Ma dal punto di vista dello smacco politico e simbolico la situazione è invece comprensibile, se ci si mette dalla prospettiva di Putin. Soprattutto in un momento in cui la propaganda bellicista di Mosca sta registrando un crescendo senza precedenti nel corso della crisi. E che, forse, si può spiegare con l’arrivo nella disponibilità ucraina dei primi armamenti pesanti occidentali, che potrebbero modificare l’andamento dei combattimenti a sfavore dell’Armata di invasione.

Di conseguenza, la Russia alza il tiro e annuncia che entro la fine dell'anno il suo esercito sarà in grado di ricorrere al Sarmat, il super missile balistico intercontinentale capace di trasportare numerose testate nucleari e che, secondo i suoi costruttori, sarebbe in grado di “penetrare ogni sistema di difesa, esistente o futura”. L’annuncio dello stesso presidente Vladimir Putin, ricevendo i neodiplomati dell'Accademia militare, non è ovviamente riferito al conflitto con l’Ucraina, per il quale non sono necessari ordigni di tale gittata né di tale potenza. Si tratta di un messaggio ai Paesi che sostengono Kiev e, in particolare, alle opinioni pubbliche occidentali, che potrebbero essere spaventate dalla bellicosa esibizione di nuovi arsenali iper-tecnologici e “invincibili”.

L'adozione entro l'anno del Sarmat, che ha superato i test nell'aprile scorso, è parte della più ampia riorganizzazione dell'esercito che presto riceverà anche i sistemi di difesa aerea e missilistica S-500 “che non hanno eguali al mondo”, come ha garantito ancora il presidente. Le dichiarazioni di Putin sono arrivate qualche ora dopo quelle dell'intelligence britannica, secondo la quale sarebbe stato “un successo” il primo utilizzo da parte delle forze ucraine dei missili antinave Harpoon, consegnati dalla coalizione che sostiene la resistenza all’invasione, e che il 17 giugno avrebbero permesso l'affondamento nel Mar Nero di una nave russa carica di armamenti. Si potrebbe trattare della “Spasatel Vasily Bekh”, che stava portando rifornimenti verso l'Isola dei serpenti, strappata da Mosca a Kiev nei primi giorni dell’attacco e che ora l’Ucraina sta cercando di riconquistare in quanto strategica per il controllo della parte di Mar Nero ucraino.

In questo contesto, il missile “senza rivali”, che in 106 secondi potrebbe colpire Berlino, in 200 Parigi e subito dopo polverizzare Londra, come i talk show in onda sulle tv russe hanno più volte sottolineato, rappresenta un monito a non esagerare nell’aiuto all’Ucraina. O le conseguenze, è il messaggio implicito, potrebbero essere devastanti. “Moriremo tutti”, aveva detto uno dei partecipanti a una trasmissione televisiva a Mosca. “Sì, ma noi andremo in paradiso”, il commento di un altro ospite. In tale clima, fa gioco sottolineare che il potenziale del Sarmat va fino agli Stati Uniti.

Il missile balistico intercontinentale è la "super arma", come l'hanno ribattezzata i media, capace per l'agenzia spaziale Roscosmos di garantire la sicurezza russa per i prossimi 30-40 anni. Il vettore è in grado di trasportare 15 testate nucleari e sganciarle lungo una traiettoria di volo fino a 18.000 chilometri. Mosca non ha certo nessuna intenzione di scatenare una guerra nucleare globale, e l’esibizione di forza serve soprattutto a mettere paura. Dai razzi ai sottomarini, dai missili ipersonici Kinzhal, che la Russia ha usato per prima in combattimento in Ucraina, ai missili da crociera a propulsione nucleare Burevestnik, ancora in fase di sperimentazione, tutto serve in questo momento per mettere in vetrina una superiorità militare che nelle operazioni di terra Mosca non sta invece manifestando.

La spregiudicatezza del Cremlino va tuttavia tenuta sotto costante monitoraggio. E ogni passo nella crisi va soppesato, perché la tattica degli annunci tesi a seminare terrore non diventi una devastante realtà.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: