sabato 9 maggio 2009
Via dalle biblioteche pubbliche 62mila volumi scomodi e anti-rivoluzionari Chavez tira diritto: entra in vigore la legge sugli espropri in campo petrolifero. Mandati al macero e trasformati in pasta di cellulosa migliaia di tomi. Il governo: macché ideologia erano pieni di muffa.
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Vecchi, pieni di muffa, obsoleti. È la ragione «ufficiale» per cui 62.000 volumi sono stati eliminati dagli scaffali di diverse biblioteche pubbliche venezuelane, finendo al macero: erano in cattive condizioni. Ma secondo l’opposizione il mo­tivo di fondo è un altro: i valori che trasmettono non sarebbero in sintonia con l’ideologia del governo bo­livariano di Hugo Chavez. A denunciarlo è Miriam Hermoso, attuale presidente dell’Istituto Autonomo delle Biblioteche di Miranda (uno Stato governato dall’opposizione e fortemente critico con Chavez). Secondo Hermoso, le biblioteche rischiano di tra­sformarsi in «centri ideologici». Accuse pesanti. Il quotidiano americano Nuevo Herald parla di una sorta di «purga» di libri avvenuta a partire dal 2008 in decine di biblioteche. Fra i titoli sgraditi, spiccano «Il Pic­colo principe» di Saint-Exupery, «Il mistero della mummia» di Hitch­cok e i testi politici dell’ex presi­dente venezuelano Betancourt. «Hanno eliminato dagli scaffali i testi collegati all’impero statuni­tense » ha detto Hermoso in un’in­tervista. Per il Nuevo Herald, il co­mune denominatore che colle­gherebbe libri così diversi è il pre­sunto legame con la società «consumista» o il «ca­pitalismo ». Buona parte di tutto questi volumi (uffi­cialmente ammuffiti) sono stati trasformati in pasta di cellulosa e sono stati venduti a 0,12 euro al chilo, calcola il quotidiano spagnolo El Periodico. Al loro posto, le biblioteche hanno acquistato nuovi titoli, in particolare testi legati al marxismo o biografie di Che Guevara, dice la Hermoso. Nelle 56 biblioteche dello Stato di Miranda, denuncia, sono stati ritirati 46.000 volumi durante la precedente gestione filo­governativa. Fra i testi scomparsi ci sarebbero anche centinaia di copie di saggi dell’ex capo di Stato venezuelano Ro­mulo Betancourt. Sua figlia, ex direttrice dell’Istitu­to della Biblioteca Nazionale, ha ricordato all’Uni­versal che in totale si parla di quasi 65.000 libri: «Mi sembra un po’ strano che abbiano tutti delle muf­fe ». Per le autorità venezuelane sono accuse infondate. Il responsabile della Biblioteca Nazionale, Ignacio Barreto, ribatte: «Muffe e insetti non conoscono l’i­deologia »: i testi erano in pessime condizioni. Il con­tenuto, le idee – assicura – non c’entrano nulla.In un articolo, Barreto ha denunciato una campagna infor­mativa che vorrebbe presentare Chavez come un «biblioclasta», dimenticando che proprio questo go­verno ha fatto importanti sforzi per promuovere la lettura, ad esempio con la “Missione Cultura”. I gusti letterari del presidente han­no fatto il giro del mondo durante l’ultimo Vertice delle Americhe, quando ha regalato a Barack Oba­ma un classico della sinistra suda­mericana: «Le vene aperte dell’A­merica Latina» dell’uruguayano E­duardo Galeano. Lo scorso anno – su richiesta di un’agenzia del governo – un cana­le televisivo venezuelano cancellò la trasmissione del cartone ani­mato «I Simpson», perché «non adatto» alla fascia o­raria infantile: venne sostituito dalla serie «Baywat­ch ». Fra una polemica e l’altra, le nazionalizzazioni vanno avanti. L’ultima legge promulgata da Chavez riguarda la possibilità di espropriare le aziende che prestano servizi collaterali al settore petrolifero: dal­le tuberie alle imbarcazioni, dai moli al trasporto di personale. Quanto alla risoluzione approvata dal­l’Europarlamento che critica «il deterioramento del­la democrazia» in Venezuela, Chavez taglia corto: «Puzza di marcio. È un’immondizia di documento».
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