sabato 7 febbraio 2009
Il presidente nomina un pool bipartisan di 15 esperti esterni per analizzare la situazione economica.
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Quasi 600mila posti di lavoro persi in gennaio, 3.600.000 da quando la re­cessione è iniziata. I dati sulla di­soccupazione americana sono an­cora peggiori del previsto. «Devastanti», nel­le parole di Barack Obama. Ma almeno permettono al presidente sta­tunitense di tornare a premere sul Senato perché approvi al più presto il piano anti­crisi da circa 900 miliardi di dollari. «C’è bi­sogno di un’azione immediata perché la si­tuazione non potrebbe essere più seria», ha detto infatti Obama ieri dopo aver appreso le cifre diffuse dal dipartimento al lavoro. L’emorragia di altri 598.000 posti di lavoro ha fatto dello scorso mese il peggiore dal dicembre 1974 e ha portato il tasso di di­soccupazione negli Stati Uniti al 7,6%, un record, il massimo da sedici anni. «Questi numeri e la sofferenza reale che rappresentano per i lavoratori america­ni – ha spiegato Ch­ristina Romer, capo dei consiglieri eco­nomici di Obama – rafforza la neces­sità, di cui eravamo consapevoli, di una coraggiosa azione di bilancio. Se non riusciremo ad agire rapidamente perderemo milioni di altri po­sti e il tasso di disoccupazione potrebbe schizzare a due cifre». Con questi dati in mente ieri i senatori re­pubblicani e democratici hanno lavorato fino a tarda sera alla ricerca di un compro­messo al Senato sul pacchetto di rilancio dell’economia appoggiato da Obama. Si i­potizza ora un taglio di circa novanta mi­liardi allo stanziamento di 900 miliardi pre­visto dalla legge. Obama vorrebbe firmare il provvedimento entro il 16 febbraio. Secondo il New York Times le sforbiciate an­drebbero in direzione di 40 miliardi in me­no agli aiuti agli Stati federali, quattordici miliardi sottratti all’istruzione e agli inve­stimenti per l’efficienza energetica e 1,5 mi- liardi tolti ai progetti di diffusione di Inter­net a banda larga. Il capogruppo della maggioranza demo­cratica al Senato Harry Reid si è detto «cau­tamente ottimista» che si possa arrivare già a un voto durante il fine settimana o lunedì al più tardi. Se il Senato americano appro­verà il piano, questa seconda versione del­la legge dovrà quindi passare all’esame di una commissione congiunta Camera-Se­nato che dovrà armonizzare le differenti versioni del pacchetto approvate dai due rami del Congresso prima del voto finale e della firma del presidente Obama. Intanto ieri il presidente ha presentato uf­ficialmente una nuova squadra di consi­glieri economici incaricata di aiutarlo a con­durre il Paese alla ripresa. Si tratta del Re­covery Advisory Board, un’organismo ine­dito, creato da Obama con la firma di un decreto presidenziale. Il gruppo sarà ca­peggiato da Paul Volcker, l’ex presidente della Federal Reserve, (Fed) la Banca cen­trale americana. Ne faranno parte il presi­dente del gruppo Ubs Robert Wolf, quello di Caterpillar, Jim Owens e Laura D’Andrea Tyson, già consulente economica della Ca­sa Bianca di Bill Clinton. Della squadra fa anche parte l’ex segretario al Tesoro Law­rence Summers. La squadra avrà il compito di fornire nuo­ve idee all’Amministrazione e di aiutarla a trovare soluzioni contro la crisi economica. Per questo fra i 15 esperti esterni la maggior parte è attiva nel mondo dell’impresa pri­vata. Vi figurano infatti anche Penny Pritzker, ex capo del gruppo che ha raccol­to i finanziamenti per Obama durante la sua campagna elettorale, Charles Phillips, presidente della Oracle. Del team fanno parte anche Jeffrey Immelt, numero uno del colosso General Electric e Martin Feld­stein, professore di economia all’università di Harvard. Barack Obama con il capo del suo team per la ripresa economica, Paul Volcker (Epa)
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