martedì 13 luglio 2010
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Nonostante Mogadiscio sia considerata la capitale più pericolosa al mondo per la stampa locale e internazionale, da anni i giornalisti della radio somala Shabelle continuano a trasmettere a dispetto delle quotidiane minacce che ricevono da parte dei ribelli islamici. Hassan Osman «Fantastic», che spesso è costretto a dormire in ufficio per non essere preso di mira dai fondamentalisti, ha visto negli ultimi tre anni cinque dei suoi colleghi uccisi dai militanti di al-Shabaab, il più agguerrito gruppo ribelle presente in Somalia.Le esplosioni che hanno insanguinato l’Uganda sono opera delle cellule di al-Shabaab formatesi fuori dalla Somalia?Sebbene non mi senta ancora di confermarlo, sono quasi certo che le bombe di domenica sera siano collegate ad al-Shabaab. Lo stile è senz’altro il loro, utilizzato anche qui, per le strade di Mogadiscio, o in altre zone del Paese. Inoltre, noi di radio Shabelle siamo in contatto con le autorità ugandesi incaricate della sicurezza nazionale, e i sospetti puntano tutti verso il radicalismo islamico che ha ucciso i miei colleghi e ci ha costretto a spostare la sede di Radio Shabelle in una zona più sicura di Mogadiscio.Crede quindi che al-Shabaab abbia ormai raggiunto le capacità necessarie per colpire fuori dalla Somalia, persino in una città solitamente tranquilla come la capitale ugandese Kampala?Senza dubbio. È ormai documentato che i ribelli di al-Shabaab abbiano stretti legami con la rete di Benladen, per questo negli ultimi mesi lo stile dei loro attacchi in Somalia è diventato facilmente comparabile agli attentati che si riscontrano in Iraq e in Afghanistan. Inoltre, la presenza di militanti estremisti stranieri che hanno combattuto in questi ultimi due Paesi è una delle ragioni principali per cui questo tipo di attentati continua ad aumentare di numero e di livello, aggravando le tristi condizioni in cui già si trova la Somalia e minacciando l’intera regione dell’est e del Corno d’Africa.È possibile che gli attentati a Kampala siano una risposta al recente annuncio dell’imminente arrivo di altri 2.000 soldati voluti dai membri dell’Autorità intergovernativa per lo sviluppo (Igad)?È possibile, ma credo che un attentato di queste proporzioni sia stato probabilmente pianificato prima dell’annuncio dell’invio del contingente Igad, forse prima dell’inizio dei Mondiali di calcio. Gli estremisti di al-Shabaab e di al-Qaeda hanno giurato guerra a chiunque non segua le loro regole, quindi il fatto che le truppe ugandesi e burundesi facciano parte delle forze di pace presenti a Mogadiscio fa di Kampala e Bujumbura due dei bersagli principali per i fondamentalisti islamici.Quale sarà la risposta della comunità internazionale all’estremismo islamico che sta cercando di mettere sempre più radici in Somalia? Riguardo alla sfera militare, oltre al quasi certo dispiegamento delle truppe Igad per sostenere il governo federale di transizione somalo, sappiamo che altri soldati hanno preso posizione al confine tra Somalia e Kenya, nei distretti di Balad Hawo e Dhobley, e sembrano decisi a varcarlo nei prossimi giorni. Riguardo alla sfera politica, tra una settimana inizierà proprio a Kampala il summit dell’Unione Africana, e lì verranno prese ulteriori decisioni che, si spera, riusciranno a promuovere un più serio coinvolgimento da parte della comunità internazionale nei confronti della crisi somala.
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