venerdì 20 dicembre 2013
Il parlamento ugandese ha approvato una legge che criminalizza l'omosessualità, prevedendo per i recidivi anche l'ergastolo.
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Barack Obama l’aveva definita «odiosa». Le critiche dell’Occidente e degli attivisti per i diritti umani erano riuscite a tenerla in sospeso per quattro anni. Alla fine però, ieri, il Parlamento di Kampala ha approvato la legge-choc che punisce con il carcere a vita «gli atti omosessuali reiterati». Negli altri casi, si rischiano comunque condanne a lunghe detenzioni. Non solo. L’ergastolo è previsto anche chi non «denuncia le persone gay alle autorità». «Questa è una vittoria per l’Uganda, sono felice che il Parlamento abbia votato contro il male», ha tuonato David Bahati, l’autore del provvedimento che, nella prima stesura, prevedeva la pena di morte in alcuni casi. Sul fronte opposto si è collocato il primo ministro, Amama Mbabazi, che ha cercato fino all’ultimo di bloccare il voto. La ragione ufficiale era la mancanza del numero legale. In realtà, il governo teme un’eventuale sospensione degli aiuti da parte dei finanziatori internazionali come rappresaglia. Il Parlamento è stato, però, irremovibile. La “patata bollente” passa ora al presidente, Yoweri Museveni.Quest’ultimo potrebbe decidere di non firmare la nuova legge, impedendone la promulgazione. «Speriamo lo faccia. Altrimenti sarà anche io un criminale», ha commentato il difensore degli omosessuali ugandesi, Frank Mugisha. Il via libera è arrivato il giorno dopo dall’approvazione di una controversa norma anti-pornografia che vieta anche le minigonne. Il governo indiano, nel frattempo, ha presentato alla Corte suprema la richiesta di riesame della sentenza che criminalizza le relazioni gay. Il massimo tribunale, l’11 dicembre, aveva cancellato l’abrogazione di una legge coloniale, in base a cui gli atti omosessuali sono proibiti.

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