giovedì 1 giugno 2017
«La transizione verso l'energia pulita è un imperativo». Anche India e Canada «resistono», vacilla invece la Russia
L'accordo sul clima, alla conferenza Cop21 di Parigi, è stato firmato nel dicembre del 2015 (Epa)

L'accordo sul clima, alla conferenza Cop21 di Parigi, è stato firmato nel dicembre del 2015 (Epa)

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Se gli Stati Uniti si sfilano dall’Accordo di Parigi sul clima, Unione Europea e Cina cementano invece l’alleanza per preservarlo. Un’alleanza che sarà al centro oggi e domani, nel corso del vertice Ue-Cina a Bruxelles, che accoglierà il premier di Pechino Li Keqiang, in arrivo da Berlino dove ieri ha visto il governo tedesco, insieme al suo ministro degli Esteri Wang Yi e ad altri ministri. A riceverlo, i presidenti di Commissione e Consiglio Jean- Claude Juncker e Donald Tusk, l’Alto rappresentante per la politica Estera Federica Mogherini e il commissario al Commercio Cecilia Malmström.

«Il crescente impatto del cambiamento climatico richiede una risposta decisiva » si legge nella bozza di conclusioni, circolata ieri. «L’Ue e la Cina – è scritto inoltre – considerano imperativa l’azione sul clima e una transizione all’energia pulita. Incrementare l’azione fornirà a entrambe le parti significative opportunità », ricordando che «affrontando il cambiamento climatico e riformando i nostri sistemi energetici si dà un significativo impulso alla creazione di posti di lavoro, opportunità di investimento e di crescita economica». Cina e Ue, inoltre, hanno concordato di cooperare sullo sviluppo di auto elettriche, sull’efficienza energetica e ricerca scientifica sull’innovazione verde. Inoltre lavoreranno su modi per rilanciare la crescita delle rinnovabili. Non mancano, certo, preoccupazioni, l’amministrazione di Barack Obama aveva preso impegni per 3 miliardi di dollari (cifra che ha portato a superare i dubbi di vari Paesi in via di sviluppo), di cui un miliardo già versato. Washington contribuisce inoltre per il 20% (20 milioni di dollari) al segretariato Onu per il clima a Bonn. Eppure la sensazione a Bruxelles, è che l’uscita degli Usa non sarà una catastrofe, e che semmai sarà Washington a trovarsi isolata. In effetti anche l’India e il Canada hanno fatto sapere che manterranno gli impegni sul clima, più incerta la Russia, che non ha ancora ratificato l’accordo ma non sembra ostile. Solo due Paesi su 150, del resto, non hanno firmato l’accordo di Parigi: Nicaragua e Siria. Se Trump confermerà il ritiro «sarà deludente, ma non credo che ciò cambierà il corso dell’umanità », ha detto significativamente il vice presidente della Commissione Europea Maros Sefcovic, presentando un pacchetto sulla mobilità che punta tra l’altro a norme più severe sulle emissioni di veicoli pesanti e a maggiori controlli su quelle di tutti i veicoli.

Certo è, ha sottolineato Sefcovic, che «non c’è un piano B, siamo convinti che l’accordo di Parigi sia importante per il pianeta e per il futuro del genere umano. Sappiamo che la comunità imprenditoriale americana si sta convincendo sempre più che le energie rinnovabili sono una risorsa e ci sono grandi aspettative anche da parte dei Paesi africani e asiatici perché l’Europa guidi il resto del mondo in questa politica. Lo faremo, andremo avanti nonostante la marcia indietro degli Usa». Anche il Parlamento Europeo, per bocca del suo presidente Antonio Tajani, condanna la scelta di Donald Trump. L’Europarlamento, ha detto, «concorderà con il presidente Juncker e il presidente Tusk le iniziative comuni da adottare come Ue».

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