La scelta di Trump: «Via dall'accordo sul clima»
Confermata dal presidente Usa l'uscita dall'intesa raggiunta alla Cop21 di Parigi: «Danneggia i lavoratori americani».

“Un accordo negativo”
"Gli Stati Uniti sono già alla guida del mondo per la produzione di energia e non hanno bisogno di un accordo negativo che danneggia i lavoratori americani", afferma la Casa Bianca illustrando la decisione di Trump. La spiegazione è contenuta in un documento distribuito ai membri del Congresso. L'accordo sul clima "impone dei costi in anticipo sugli americani a danno dell'economia e della crescita del lavoro, mentre strappa impegni insignificanti da altri Paesi, come la Cina".
L'uscita degli Usa potrebbe avere gravi implicazioni per l'accordo, che si basa prevalentemente sull'impegno dei grandi inquinatori per ridurre le emissioni di gas serra che gli scienziati affermano siano alla base dell'innalzamento dei mari, delle siccità e di violente tempeste. Secondo l'accordo gli Usa, i secondi produttori di Co2 dopo la Cina, si erano impegnati a ridurre le proprie emissioni tra il 26 e il 28 per cento rispetto ai livelli del 2005, entro il 2025. La preoccupazione è che l'uscita americana possa trascinare altri Paesi a indebolire il loro impegno o a ritirarsi a loro volta. Canada, Ue e Cina hanno comunque dichiarato che rispetteranno i propri obiettivi.
La vittoria dei falchi
La scelta del presidente sembra indicare che, di fronte all'assedio che cresce di giorno in giorno intorno alla Casa Bianca per la vicenda del Russiagate, Trump ha deciso di giocare all'attacco, ritornando a dare ascolto ed influenza ai falchi, Steven Bannon in testa, che nei mesi scorsi sembravano aver perso terreno di fronte al “genero in capo”, Jared Kushner, ora nell'occhio del ciclone dell'inchiesta Fbi. Nella Casa Bianca divisa per la questione del clima, la figlia del presidente Ivanka guida il fronte di chi invece ritiene molto pericoloso e controproducente uscire dall'accordo di Parigi. Con lei è schierato il segretario di Stato Rex Tillerson.
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