martedì 7 maggio 2024
Preoccupa che si complichi l'ingresso dei convogli umanitari. Proseguono i raid sulla città al confine egiziano: altri 15 morti
Un'immagine di Rafah dopo i bombardamenti della notte

Un'immagine di Rafah dopo i bombardamenti della notte - Ansa

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È durata lo sprazzo di un momento la speranza di una tregua a Gaza. Dopo la risposta positiva di Hamas al piano in tre fasi per un cessate il fuoco mediato da Egitto, Qatar e Stati Uniti, si è intensificata l'azione militare israeliana. Obiettivo: conquistare Rafah, l'ultima roccaforte dei miliziani nella Striscia e l'unica città rimasta in piedi, rifugio da mesi di un milione e 300mila sfollati.

A sette mesi esatti dal massacro che causò 1.200 morti nel sud di Israele, il conflitto è a una svolta. Ma non si tratta della sospensione delle ostilità. Si passa a una fase probabilmente ancora più cruenta, se sarà portata fino in fondo. Di ieri la notizia della richiesta di evacuazione di almeno 100mila persone dalla parte orientale di Rafah. Di stamani quella dell'ingresso dei blindati nell'estremo lembo meridionale dell'enclave: l'esercito controlla ora il lato palestinese del valico di Rafah, strategico per l'ingresso nella Striscia dei convogli di aiuti umanitari e per l'uscita dei feriti (pochi) che riescono a ottenere il permesso di essere curati in Egitto.

Il governo di Benjamin Netanyahu conferma dunque la sua scelta della linea dura, perseguendo quella "vittoria completa e totale" promessa dal premier al Paese e senza la quale i suoi alleati dell'estrema destra ultraortodossa, a cominciare dai ministri Smotrich e Ben-Gvir, gli sottrarrebbero la poltrona da premier mettendola in palio in elezioni politiche nelle quali i sondaggi lo danno perdente.

Ma i tempi si annunciano lunghi. Nonostante si combatta ormai da sette mesi in un lembo di terra grande appena quanto il lago di Garda. L'altissima densità abitativa, il fitto reticolo urbano, la rete labirintica dei tunnel sotterranei fanno della Striscia un terreno di battaglia insidioso. E l'operazione militare su Rafah è soltanto all'inizio. Se sarà confermata, solo per evacuare i civili occorreranno a dir poco settimane. Poi occorrerà procedere con operazioni mirate di bonifica. Solo a quel punto la città verrebbe circondata come in un assedio, che potrebbe durare anche a lungo. Conquistata, si passerebbe alla fase più cruenta: quella dei combattimenti di terra strada per strada, quartiere per quartiere, guadagnando o perdendo terreno palmo a palmo. Così è accaduto a Khan Yunis, dove l'operazione militare è andata avanti per settimane e ha lasciato solo macerie e morti.

Per il momento, su Rafah proseguono i raid. Stamani tre persone sono state uccise in un attacco aereo contro una casa appartenente alla famiglia al-Darbi a ovest della città: lo riferisce al-Jazeera spiegando che le tre vittime si aggiungono ad almeno altre 12 persone uccise nei raid notturni su Rafah. Il bilancio complessivo, secondo il ministero della Sanità di Hamas, è di almeno 34.789 palestinesi uccisi e altri 78.204 feriti.

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