sabato 7 settembre 2019
La consegna con due aerei atterrati in contemporanea. Fra i detenuti, 35 per parte, anche il regista ucraino Sentsov e il «comandante» filo-russo Tsemakh. Zelensky e Putin «dialogano»
Il capo dello Stato ucraino Volodymyr Zelenskiy accoglie i prigionieri liberati a Kiev (Ansa)

Il capo dello Stato ucraino Volodymyr Zelenskiy accoglie i prigionieri liberati a Kiev (Ansa)

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Lo scambio era atteso. Solo giovedì, al vertice economico di Vladivostok, Vladimir Putin aveva dato per «imminente» un «vasto» scambio di prigionieri con Kiev capace di «far compiere buoni passi avanti verso la normalizzazione» dei rapporti. Lo stesso giorno una Corte di appello ucraina aveva disposto la scarcerazione del 58enne Volodymyr Tsemakh, ex comandante dei separatisti filo-russi sospettato di essere uno dei maggiori responsabili dell’abbattimento, nel 2014, del volo Mh17 della Malaysia Airlines sull’Ucraina orientale nel 2014.
Ieri all’improvviso – forse non a caso alla vigilia di una consultazione amministrativa in Russia – il meccanismo concordato da tempo nei dettagli, è entrato in azione: prima le notizie di due o tre pullman usciti dal carcere di Lefortovo «con a bordo i marinai ucraini» catturati l’anno scorso dai russi e diretti all’aeroporto moscovita di Vnukovo. Poi la conferma del decollo di un aereo da Kiev e di un altro da Mosca. L’aereo con a bordo gli ucraini è atterrato nell’aeroporto principale di Kiev, il Boryspil, dove ad attenderli sulla pista c’erano decine di parenti e anche il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Quasi in contemporanea la tv di Stato russa mandava in onda le immagini dell’atterraggio nell’aeroporto Vnukovo di Mosca. Una dimostrazione plastica del nuovo clima più disteso nei rapporti bilaterali, a cui ha contribuito l’elezione a presidente di Volodymyr Zelensky, di certo uno dei vincitori in questa operazione. In tutto 70 detenuti – 35 russi e 35 ucraini – protagonisti di quello che non è il primo, ma di certo il più massiccio scambio di prigionieri dall’inizio della guerra, nel 2014 in Donbass. Mosca non è ufficialmente parte del conflitto, ma è chiaramente a sostegno dei separatisti ed è accusata di aver illegalmente annesso la Crimea.
Tra i liberati anche alcuni detenuti di spicco, divenuti dei simboli dell’opposizione ai rispettivi nemici. In primo luogo, fra gli ucraini, il regista Oleg Sentsov, vincitore del Premio Sakharov nel 2018. Con lui pure i 24 marinai e agenti di sicurezza ucraini arrestati dai russi nell’incidente dell’anno scorso nello Stretto di Kerch. Fra i filo-russi il giornalista russo dell’agenzia Ria Novosti, Kirill Vyshinsky e il controverso «comandante» Vladimir Tsemakh, come già ricordato sospettato di essere implicato nell’abbattimento del volo Mh17 della Malaysia Airlines. La liberazione di Tsemakh era vista come un test sul nuovo leader di Kiev sia da Mosca, che dell’opinione pubblica interna, dove lo accusano di essere troppo accondiscendente col Cremlino.
Una operazione che si spera possa aprire un nuovo capitolo nella guerra civile in Donbass. «Un primo passo verso la ripresa del dialogo» e verso «la fine della guerra» nel Donbass, ha esultato il presidente ucraino Zelensky. «Siamo felici che i cittadini russi siano tornati a casa», ha dichiarato il portavoce del Cremlino Peskov.

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