sabato 26 marzo 2016
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La conferma di Carter: gli Usa a fianco dell’Europa L’offensiva congiunta contro il Daesh, come una tenaglia che si va stringendo. Le forze della coalizione a guida Usa, durante un’operazione avvenuta secondo indiscrezioni lo scorso mese in Siria, hanno ucciso il numero due del Califfato. Ieri, dopo le anticipazioni dei media, la conferma del capo del Pentagono, Ash Carter: la vittima era considerato il «ministro delle Finanze » del Daesh. Si tratta di «un terrorista noto, fin dai suoi legami con al-Qaeda» e «uno dei tre obiettivi di maggiore valore» nella lotta al Daesh. Carter ha inoltre sottolineato che gli Stati Uniti sono «impegnati più che mai al fianco dell’Europa. I nostri nemici sono gli stessi». Il responsabile americano della Difesa ha identificato il leader eliminato in un raid in Abdel Rahmane al-Qadouli ed ha affermato che si tratta del «secondo in comando» del Califfato. Carter non ha rivelato se l’operazione si stata sferrata in Iraq o Siria. Il capo del Pentagono ha tuttavia sottolineato che «non ci sono dubbi» sul fatto che i personaggi nel mirino delle operazioni Usa «facciano parte di quell’apparato in Siria e Iraq che lavora per reclutare e addestrare» per il Daesh. All’inizio del mese in Siria, ha sottolineato Carter, era stato ucciso pure Omar al-Shishani, definito il «ministro della guerra» del Daesh. Frattanto le truppe regolari siriane e le milizie sciite loro alleate hanno proseguito la riconquista di Palmira, iniziata le scorse settimane, superando ieri le linee del Daesh e spingendosi fino a poche centinaia di metri dall’area dove si concentrano le vestigia dell’antica “Perla del Deserto”. Il direttore della Sovrintendenza archeologica nazionale, Maamoun Abdelkarim, ha riferito che ora l’esercito «si trova a 600 metri dal Tempio di Bel, ma sta avanzando lentamente a causa delle mine e, soprattutto, per proteggere la città, che è un tesoro dell’antichità». Palmira era stata espugnata nel maggio 2015 dai jihadisti, che in settembre avevano annunciato l’abbattimento del Tempio di Bel. Sono mesi che il Daesh ha fermato la sua avanzata e, secondo fonti di Washington, ha perso dal 2014 il 40% del territorio che controllava. Prosegue pure il lavoro diplomatico per affrettare una soluzione politica in Siria con Mosca e Washington che hanno «concordato» che il processo di transizione e la stesura della nuova Costituzione siriana devono essere ultimati «entro agosto». L’annuncio giovedì, dopo una visita del segretario di Stato Usa, John Kerry a Mosca, dove ha incontrato il ministro degli Esteri Lavrov e il presidente Putin. «Abbiamo deciso insieme», ha sottolineato Kerry, «che è importante farla finita con questa guerra in Siria». La tregua «regge» e la popolazione ha potuto godere di una certa tranquillità «da cinque anni a questa parte». Molto va ancora fatto però. Ecco perché Usa e Russia si sono impegnati ad aumentare i flussi umanitari e a far rispettare la tregua attraverso il gruppo di contatto. Washington e Mosca hanno pure dato il loro pieno appoggio a negoziati diretti fra governo e opposizione siriana, mentre il muovo round dei colloqui di Ginevra è fissato per l’11 aprile. © RIPRODUZIONE RISERVATA Abdel al-Qadouli L’avanzata: carri siriani vicino a Palmira (Ap)
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