venerdì 23 ottobre 2015
​Il primo ministro turco Davutoglu a un comizio nell'Anatolia sud-orientale annuncia: «Una sposa per gli scapoli». E promette l'apertura di un'agenzia matrimoniale di Stato.
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​Di promesse elettorali bislacche se n'erano sentite tante. Ma che un premier uscente arrivasse a promettere una moglie per tutti, non si era ancora sentito. Non stiamo parlando di un dittatore da burletta, del tiranno di qualche fantomatico Stato che finisce per "stan". Stiamo parlando della Turchia, alle porte dell'Europa. Il Paese che da oltre un decennio corteggia l'Unione europea e da dove entrano migliaia di migranti e profughi da Penisola araba, Asia centrale e Africa. Il premier turco Ahmet Davutoglu, leader del partito conservatore islamico Akp (lo stesso del presidente Recep Tayyip Erdoğan), in un comizio elettorale che immaginiamo riservato a soli uomini, ha promesso la creazione di un'agenzia matrimoniale di Stato, stando a quanto riferisce l'agenzia di stampa Aki/ Adnkronos. Welfare state, stato sociale? Non esattamente. Il servizio pubblico avrebbe lo scopo di "trovare una sposa" ai bravi scapoli che il 1° novembre voteranno Akp. Nessuno gli ha ricordato che in Turchia vige il suffragio universale, e che le donne hanno diritto di voto. "Avete un lavoro, un salario e del cibo", ha scandito il premier. "Che cosa vi manca? Una sposa. Vogliamo che la gente di questa terra si riproduca. Quando vorrete una sposa andrete dai vostri genitori e, si spera, loro ve ne troveranno una adeguata. Ma se non possono, verrete da noi. Vi daremo un lavoro, una casa e una sposa".Davutoglu stava parlando in una località della provincia di Sanliurfa, nell'Anatolia sud-orientale. Periferia dell'ex impero ottomano, terra di pastori e contadini, dove le etnie si mescolano e ai turcomanni si sommano arabi, curdi e (un tempo molti) armeni. Il confine siriano è vicino, Aleppo è meno distante (250 chilometri) della più vicina città turca: Adana (370). Siamo a metà strada tra Ankara e Baghdad. Il cuore di Istanbul, antico e moderno, batte in un altro continente (ma questo vale per tutta l'Anatolia) a oltre 1.200 chilometri di distanza. Basta questo a giustificare le parole del premier? Niente basterebbe. Né valgono tutte le possibili considerazioni sulle anime contraddittorie della Turchia: da un lato, favorita da fattori geopolitici (ponte tra Europa e Medio Oriente, porta dell'islam), aspira a un ruolo da protagonista nella politica internazionale, dall'altro è lacerata da conflitti interni dei quali il recente attentato di Ankara, con quasi cento morti, è solo l'esempio caso più eclatante. C'è solo da augurarsi che l'opinione pubblica turca, che spesso brilla per attivismo e vivacità, non perdoni al premier quella che non può essere liquidata come una gaffe.
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