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Trump e Musk nello Studio Ovale della casa Bianca - ANSA
I due non si parlano, il mondo sorride e attende la prossima esplosione, ma intanto le conseguenze della lite fra King Kong e Godzilla cominciano ad essere serissime. "Il popolo ha parlato, serve un nuovo partito”, ha scritto ieri Elon Musk su X, dove nei giorni scorsi, mentre scagliava invettive contro il suo ex capo e amico Donald Trump, ha lanciato un sondaggio sulla nascita di una terza compagine politica negli Usa.
“Serve un partito che rappresenti l'80% che sta al centro ed esattamente l'80% degli americani è d'accordo. È destino”, ha aggiunto. Dopo i fuochi d'artificio del suo litigio pubblico con il capo della Casa Bianca, il patron di Tesla dunque torna alla carica annunciando che intende far nascere un partito che chiamerà "The America Party”. Il nome ricorda quello di America Pac, il comitato di azione politica che il miliardario ha fondato lo scorso anno e finanziato con 239 milioni per aiutare la rielezione di Trump e di altri candidati repubblicani.
Allo stesso tempo, però, Musk ha cancellato da X i post in cui accusava il presidente Usa di essere citato negli archivi di Jeffrey Epstein, condannato per pedofilia e poi morto suicida in carcere, come parte della violenta faida che da giorni va avanti tra il presidente degli Stati Uniti e il miliardario. "È ora di sganciare la bomba più grande: Trump è nei file di Epstein — aveva scritto giovedì sulla sua piattaforma social —. Questo è il vero motivo per cui non sono stati resi pubblici". Il miliardario aveva ribadito la sua tesi scrivendo in un post successivo che "la verità verrà a galla". Entrambi i tweet sono spariti questa mattina. Che stia cercando una tregua?
Chi non sembra proprio non volerne sapere di ricomporre la crisi è Donald Trump. Lo ha detto chiaro e tondo: nessuna intenzione di ricucure il rapporto con Musk. E ci ha aggiunto un altro carico, minacciando l'ex amico di "gravi conseguenze" se il magnate della tecnologia deciderà di cambiare fronte, tornando a finanziare i candidati democratici per sfidare i repubblicani che voterebbero a favore dell'ampia proposta di bilancio del Gop.