martedì 10 giugno 2025
Il presidente “raddoppia” l’offensiva contro le proteste per le deportazioni: richiamati altri 2.000 uomini della Guardia Nazionale. Tra i 9 mila da inviare al campo detentivo ci sarebbero italiani
La polizia arresta un manifestante durante gli scontri a Los Angeles. Quattromila militari della Guardia Nazionale e 700 marines saranno dispiegati per almeno due mesi nella città

La polizia arresta un manifestante durante gli scontri a Los Angeles. Quattromila militari della Guardia Nazionale e 700 marines saranno dispiegati per almeno due mesi nella città - Ansa

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A sentire Donald Trump, il capo del Pentagono e la blogosfera Maga, tutta Los Angeles è in fiamme e assediata da agitatori pagati dai democratici, il confine con il Messico sta subendo l’attacco di gang straniere e i funzionari locali californiani sono criminali complici dei disordini. Il tutto giustifica una sola risposta: militare. Il presidente Usa ha inviato dunque 700 marines e altri 2.000 riservisti nello Stato dell’Ovest, che resta teatro di manifestazioni contro i raid anti-immigrati dell’Amministrazione repubblicana – dimostrazioni le cui derive violente sono in realtà limitate. Ieri, ad esempio, si sono verificati una decina di arresti fra Los Angeles e San Francisco, dove i cortei si sono estesi, contro i circa 100 di lunedì. La sindaca di Los Angeles, Karen Bass, ha dichiarato che la maggior parte dei manifestanti non era violenta. «Voglio essere chiara: chiunque abbia vandalizzato il centro o saccheggiato negozi non si preoccupa delle nostre comunità di immigrati —, ha scritto Bass su X —. Sarete ritenuti responsabili». La stessa Bass ha però dichiarato lo stato d'emergenza e imposto un coprifuoco «per fermare il vandalismo e i saccheggi nel centro di Los Angeles», ha dichiarato ai giornalisti. Un coprifuoco che nella notte alcuni hanno violato. Il Dipartimento di Polizia ha annunciato che nella notte sono stati effettuati per questo arresti di massa mentre diversi gruppi di manifestanti continuano a radunarsi nella zona interdetta.

A detta del capo della Casa Bianca, invece, il rischio di “rivolta” nella metropoli resta elevato, tanto da motivare lo schieramento della Guardia nazionale che, ha sottolineato ieri, «resterà fino a quando non ci sarà nessun pericolo» e che, «se ci saranno rivolte interverrà con una forza uguale o maggiore». L’Amministrazione Trump ha anche deciso di inviare 9.000 migranti a Guantanamo, stando al sito Politico, per liberare spazio nelle strutture di detenzione negli Stati Uniti. Secondo il Washington Post tra le persone che potrebbero essere trasferite nella prigione di massima sicurezza ci sarebbero anche degli italiani. Il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ha già fatto sapere però che «non vi è possibilità che gli italiani siano trasferiti a Guantanamo», assicurando che «siamo disponibili a rimpatriare gli irregolari».

La minaccia di Trump di intervenire con decisione vale anche per Washington, dove sabato si terrà una parata militare per l’anniversario della fondazione delle Forze armate Usa e per il compleanno del presidente. Qualsiasi protesta in quell’occasione «incontrerà dura forza», ha detto Trump, che sta considerando se invocare l'Insurrection Act per far intervenire i marine, che per ora non hanno l’autorità di compiere arresti. «Vedremo», ha detto il presidente, la cui mobilitazione armata costerà almeno 134 milioni di dollari. La cifra è stata ammessa da un alto funzionario del Pentagono nel corso dell’audizione voluta ieri al Congresso dai democratici, che hanno definito l’operazione «inutile» e «provocatoria». Intanto anche in Texas, Stato a favore di Trump, il governatore repubblicano ha annunciato l'invio della Guardia Nazionale nella propria nazione per far fronte alle proteste contro la politiche migratorie del presidente.

Proprio contro la decisione di Trump di schierare soldati riservisti e in servizio attivo, il governatore della California Gavin Newsom ha annunciato ieri una seconda causa legale, accusando Trump di «cercare di disastro». Una mossa che ha spinto il presidente della Camera, Mike Johnson, a dichiarare che il democratico «dovrebbe essere ricoperto di catrame e piume» come punizione. Newsom ha ironizzato sui commenti di Johnson: «È bello sapere che stiamo saltando l’arresto per passare direttamente a forme di punizione in stile 1700».

Los Angeles vive giorni di indignazione pubblica da quando l’Amministrazione Trump ha lanciato una serie di retate sull’immigrazione, venerdì. Da allora foto, video e testi fuorvianti si sono diffusi sui social media. Un’ondata di falsità online mirata a fomentare l'indignazione verso gli immigrati e i leader democratici che ha aumentato la confusione su cosa stesse accadendo esattamente per le strade. Una situazione simile si sta ripetendo al confine con il Messico, dove ieri le truppe Usa hanno effettuato i primi fermi all'interno delle aree militari istituite a poco nell'ambito della repressione dell'immigrazione da parte del governo repubblicano. Le inedite aree militari lungo 418 chilometri di confine sono state dichiarate estensioni delle basi militari Usa dal segretario alla Difesa Pete Hegseth, consentendo alle truppe di detenere temporaneamente migranti, considerati «intrusi stranieri».
Altri presidenti Usa hanno utilizzato i soldati alla frontiera in ruoli di supporto, come la sorveglianza, alla U.S. Border Patrol. Con la creazione delle “zone” Trump ha concesso alle truppe il diritto di trattenere e perquisire gli stranieri.

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