sabato 7 settembre 2019
Le Bahamas non sanno se si riprenderanno dalla tempesta-mostro che le ha annientate e i suoi abitanti, ridotti alla lotta per la sopravvivenza, si chiedono come il resto del mondo abbia...
Trump annerisce il disastro
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Le Bahamas non sanno se si riprenderanno dalla tempesta-mostro che le ha annientate e i suoi abitanti, ridotti alla lotta per la sopravvivenza, si chiedono come il resto del mondo abbia potuto sottostimare così grossolanamente e così a lungo la tragedia che li ha colpiti. Solo ora, sei giorni dopo il passaggio di Dorian, i riflettori cominciano infatti ad essere veramente puntati sull’arcipelago. Per oltre una settimana, a cominciare da quando la tempesta stava ancora accumulando forza al largo dei Caraibi, l’attenzione mondiale è rimasta concentrata sulla Florida, sui suoi parchi dei divertimenti, sui suoi elettori decisivi per la scelta del prossimo presidente Usa e su come Donald Trump, proprietario e assiduo frequentatore del famoso resort Mar a lago, avrebbe gestito la «sua Katrina». Alla fine la Florida, per fortuna, è stata risparmiata.

La «Casa Bianca del Sud», come il club esclusivo del Commander in chief è stato ribattezzato, non ha subito danni. Trump non ha dovuto fare i conti con centinaia di vittime e con l’allagamento di un’intera città come New Orleans, alla pari di George W. Bush. Ma i riflettori sono rimasti comunque puntati su di lui e sugli Stati Uniti. Mentre alle Bahamas centinaia, forse migliaia di persone erano intrappolate nelle macerie delle loro case e gli aiuti stentavano ad arrivare, l’inquilino di Pennsylvania avenue era occupato a dimostrare che, anche quando si tratta di meteorologia, ha ragione.

E che un suo Tweet, nel quale aveva dichiarato erroneamente che l’Alabama era a rischio di essere colpita da Dorian, era corretto. Come? Correggendo con un pennarello nero una mappa del National Hurricane Center che mostrava la possibile rotta dell’uragano in modo da includere nel cono della distruzione anche lo Stato del Sud, che non è mai stato, stando ai meteorologi, lontanamente minacciato. Lo “Sharpie-gate”, come è stato ribattezzato usando la marca del pennarello, può essere ridicolo, o patetico, o persino illegale, stando ad alcune interpretazioni della legge sui disastri naturali. Ma soprattutto mette in luce che, quando si parla di disastri, ci sono vittime di serie A e vittime di serie B. Paesi che guadagnano a stento l’attenzione, dopo essere stati rasi al suolo, e altri che la tengono calamitata su di sé con un tratto di pennarello.

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