Il generale Mladic in una foto del 1993 (Reuters)

Il procuratore del Tribunale penale internazionale per l'ex Jugoslavia dell'Aja, Alan Tieger, ha chiesto l'ergastolo per Ratko Mladic, l'ex generale capo delle forze serbo-bosniache accusato di genocidio, crimini di guerra e contro l'umanità nel conflitto armato del 1992-1995 in Bosnia. Tieger a conclusione della requisitoria ha affermato che sarebbe "un insulto alle vittime, quelle viventi e quelle morte, ed un affronto alla giustizia qualsiasi sentenza diversa dalla più severa prevista dalla legge: una condanna a vita".

Dopo quattro anni di procedimento istruttorio, è entrato così nella fase finale il processo nei confronti del cosiddetto "boia dei Balcani". Mladic, 74 anni, è accusato di "pulizia etnica" in Bosnia, dove voleva creare uno Stato serbo etnicamente puro. Dentro questo impianto accusatorio il generale deve rispondere di 11 distinti capi d'accusa, da genocidio, crimini di guerra a crimini contro l'umanità, per reati commessi durante un conflitto che ha fatto oltre 100.000 morti e più di due milioni di sfollati.

Davanti al tribunale dell'Aia, il procuratore Alan Tieger aveva sottolineato che Mladic aveva dato espliciti ordini e si "era attributo il merito" per un "Piano strategico" che aveva l'obbiettivo di "alterare radicalmente la composizione demografica di quelle parti della
Bosnia rivendicati dai serbi". La sentenza è attesa per l'inizio del 2017.

Incriminato nel luglio 1995, Mladic era stato arrestato a casa di un parente in Serbia il 26 maggio 2011 dopo essersi sottratto
alla cattura per ben 16 anni.

Ratko Mladic deve rispondere anche di reati legati all'assedio di Sarajevo e del massacro di Srebrenica, quando l'11 luglio 1995 8.372 ragazzi musulmani furono sterminati dalle truppe serbo-bosniache da lui guidate.

Il processo a Mladic è l'ultimo in programma per il Tpi, l'organismo creato dalle Nazioni Unite nel 1993 in pieno svolgimento del conflitto.