lunedì 6 giugno 2011
Nell'anniversario della Naksa, la sconfitta degli eserciti arabi nella Guerra dei sei giorni, centinaia di dimostranti siriani e palestinesi si sono lanciati all'assalto dei reticolati di frontiera. I militari israeliani hanno risposto prima con i lacrimogeni, poi anche con le armi. Secondo Damasco, sul terreno sarebbero rimasti 23 morti e oltre 320 feriti.
COMMENTA E CONDIVIDI
Nell'anniversario della 'Naksa' - la sconfitta degli eserciti arabi nella guerra dei sei giorni del 1967 - centinaia di dimostranti siriani e palestinesi si sono lanciati all'assalto dei reticolati di frontiera presidiati dall'esercito israeliano sulle alture occupate del Golan. I militari israeliani hanno risposto prima con i lacrimogeni e poi anche con le armi. Sul terreno, a fine giornata, sarebbero rimasti 20 morti e oltre 320 i feriti secondo Damasco siriana mentre fonti israeliane parlano solo di feriti. E dagli Stati Uniti il dipartimento di Stato esprime "profonda inquietudine" per quanto accaduto, esortando alla calma tutte le parti coinvolte. In un'atmosfera di mobilitazione regionale, l'esercito israeliano ha elevato lo stato di allerta su diversi fronti. Ma al confine con il Libano, in Cisgiordania e ai margini della striscia di Gaza la giornata è trascorsa relativamente tranquilla. Sul Golan invece aspri scontri sono proseguiti per tutta la giornata, ad ondate, ed in serata hanno assunto una piega drammatica quando sul versante siriano sono esplose diverse mine anticarro. I dimostranti non si sono dispersi nemmeno al calar delle tenebre, nell'evidente speranza di approfittare dell' oscurità per penetrare nel Golan controllato da Israele: così come avvenne il 15 maggio scorso, in occasione della Giornata della 'Naqba' (il termine arabo che indica il 'disastro' della costituzione dello Stato di Israele, nel 1948). Fin dalla mattina il premier Benyamin Netanyahu aveva confermato al governo di aver ordinato all'esercito di agire "con autocontrollo e con determinazione" per impedire ai dimostranti provenienti dalla Siria di abbattere di nuovo le barriere di frontiera sul Golan. I primi incidenti si sono verificati nella 'Collina delle urla', nei pressi del centro druso di Majdal Shams, dove centinaia di dimostranti palestinesi e siriani provenienti da Damasco si sono lanciati contro le postazioni israeliane. Mediante megafoni, i militari hanno allora avvertito in arabo che chi avesse oltrepassato i reticolati di confine sarebbe stato colpito da proiettili. Poi hanno sparato in aria, a scopo dissuasivo. Infine hanno sparato alle gambe di chi maggiormente si esponeva. In questa fase il bilancio delle vittime è rimasto contenuto. "Una ventina di persone sono state colpite" ha detto nel pomeriggio un portavoce militare israeliano. La Tv siriana, da parte sua, riferiva allora di tre morti. Ma alcune ore dopo oltre un migliaio di persone si sono radunate a Quneitra (nella zona centrale del Golan) per cercare di forzare da là le linee israeliane. Fonti israeliane sostengono che i dimostranti hanno lanciato bottiglie incendiarie e hanno provocato incendi locali i quali, a loro volta, hanno fatto esplodere diverse mine anticarro. In serata da Damasco è giunto un bilancio ufficioso di 14 morti e di cento contusi, intossicati e feriti. Israele non è stato in grado di commentare queste stime. Ma sul piano politico Israele accusa oggi le autorità siriane di aver organizzato una "provocazione" di vaste dimensioni, allo scopo di "distogliere la attenzione mondiale" dai gravi fatti di sangue in corso in quel Paese nelle ultime settimane e di allentare la pressione sul regime di Bashar Assad. Da parte palestinese si afferma che quella odierna è solo un episodio di una campagna molto più vasta.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: