sabato 13 gennaio 2024
Con oltre 5 milioni di voti ha conquistato il terzo mandato per il Partito progressista, che dovrà però cercare un accordo di coalizione. L'irritazione della Cina, che sui social ha censurato il voto
Il presidente eletto di Taiwan, William Lai, del Partito democratico progressista e vicepresidente uscente

Il presidente eletto di Taiwan, William Lai, del Partito democratico progressista e vicepresidente uscente - Reuters

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È William Lai, del Partito democratico progressista (Dpp), il nuovo presidente eletto di Taiwan. Vicepresidente uscente e sostenitore dell'autonomia dell'isola da Pechino, Lai ha trionfato con il 40,2% alle elezioni che si sono svolte oggi, superando la soglia record dei 5 milioni di consensi. Il principale avversario, il nazionalista Hou, gli ha riconosciuto la vittoria quando lo spoglio era ancora in corso. Decine di migliaia di sostenitori dell'autonomia dell'isola si sono riversati a Taipei davanti al quartier generale del Dpp per festeggiarlo.

Le prime parole di Lai da presidente eletto sono state un messaggio alla Cina: «Voglio ringraziare il popolo taiwanese per aver scritto un nuovo capitolo nella nostra democrazia. Abbiamo dimostrato al mondo quanto abbiamo a cuore la nostra democrazia. Questo è il nostro impegno incrollabile. Taiwan ha ottenuto una vittoria per la comunità delle democrazie». Nel suo discorso, il progressista che Pechino definisce "il piantagrane" ha osservato che «il popolo taiwanese ha resistito con successo agli sforzi di forze esterne per influenzare le nostre elezioni». Lai si è detto «determinato a salvaguardare Taiwan dalle continue minacce e intimidazioni da parte della Cina» e a mantenere lo status quo sulle due sponde dello Stretto, aggiungendo che il suo governo «userà il dialogo».​

Spiegando che studierà l'agenda politica dei suoi avversari, il neo eletto ha aggiunto che si impegnerà a portare al governo talenti provenienti da contesti politici diversi allo scopo di costruire un ambiente politico di cooperazione e comunicazione.

Congratulandosi con lui, anche il filocinese Hou aveva invocato l'unità: «Spero che tutti i partiti possano affrontare le sfide di Taiwan. Abbiamo bisogno di una Taiwan unita. Abbiamo molte questioni e problemi, abbiamo bisogno di un governo che li risolva e che sia al servizio dei giovani», promettendo che il suo partito «andrà avanti, saremo più forti». Con Lai si è congratulato anche il terzo dei principali candidati, l'indipendente Ko.

Sostenitori di Lai davanti alla sede del Partito democratico progressista a Taipei

Sostenitori di Lai davanti alla sede del Partito democratico progressista a Taipei - Reuters

Il progressista trionfa con il 40,2%, il nazionalista fermo al 33%

I dati definitivi pubblicati dalla Commissione elettorale danno Lai vincitore con il 40,2% dei consensi, staccando di 7 punti Hou Yu-ih in corsa per i nazionalisti filocinesi del Kuomintang (Kmt) fermo al 33,4%. Terzo con il 25,28% il candidato indipendente Ko Wen-je del Partito popolare (Tpp).

In palio c'erano 13,6 milioni di voti, essendosi recato alle urne oltre il 70% degli aventi diritti che sono 19,5 milioni su una popolazione di 23 milioni. Il voto si è svolto in un'unica giornata, in 8 ore, e poteva essere esercitato solo di persona (non c'è il voto per corrispondenza).

Lai partiva favorito, ma il suo Partito democratico perde la maggioranza in Parlamento e dovrà cercare un accordo di coalizione, probabilmente con il Partito popolare. L'affluenza viene considerata molto buona, inferiore di un soffio a quella record di quattro anni fa del 74,6%.

Il nervosismo della Cina che su Weibo ha censurato il voto

Si tratta di un'elezione chiave per la traiettoria delle relazioni con la Cina. In gioco ci sono la pace e la stabilità dell'isola che rivendica la propria autonomia dal 1949 e che invece Pechino considera sua provincia separatista.

La piattaforma mandarina di social media Weibo, l'X cinese, ha bloccato gli hashtag sul voto dopo che il tema era diventato uno degli argomenti di maggiore tendenza: «In conformità con le leggi, i regolamenti e le politiche pertinenti, il contenuto di questo argomento non viene visualizzato» è il messaggio apparso sulle ricerche dell'hashtag “elezioni di Taiwan”, a rimarcare la delicatezza della vicenda.

Gli Stati Uniti si sono impegnati a sostenere qualsiasi governo emerga dal voto.

A parte le tensioni con la Cina - che ha inviato attorno all'isola otto jet e sei navi militari nonché i soliti palloni a sorvegliare dal cielo - la campagna elettorale si è basata in gran parte su questioni interne, come il rallentamento dell'economia, l'accessibilità degli alloggi, il divario tra ricchi e poveri e la disoccupazione.

Terzo mandato per gli autonomisti. Il voto dei giovani

Lai Ching-te prenderà il posto della presidente uscente Tsai Ing-wen (che ha finito il suo secondo mandato), dopo aver ottenuto per il Partito democratico un terzo mandato presidenziale, come mai era accaduto prima. Lai ha votato nella sua città natale, Tainan. Il suo rivale Hou Yu-ih, candidato del Kuomintang o Partito nazionalista, filocinese, ha votato a New Taipei City. Il candidato alternativo ai due schieramenti "storici", l'ex chirurgo ed ex sindaco di Taipei Ko Wen-je del Partito Popolare, che piace molto ai giovani, ha votato a Taipei.

I sondaggi fino al 3 gennaio, ultimo giorno prima del blackout elettorale, davano in testa Lai, con un vantaggio però di pochi punti percentuali su Hou.

Oltre il 30% degli elettori ha un'età compresa tra i 20 e i 39 anni: nelle battute finali della campagna elettorale è stata la parte di popolazione più corteggiata, dominando i titoli dei media e attirando molteplici impegni politici da parte di partiti e candidati. L'affluenza dei giovani alle elezioni ha avuto in passato un ruolo di peso. Nel 2020 la mobilitazione massiccia, con affluenza del 74,6%, fu decisiva per consentire alla presidente uscente Tsai Ing-wen di strappare il secondo mandato.

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