Azzardo e povertà, il richiamo del Papa. Perché siamo di fronte a «una piaga»

Leone XIV agli amministratori dell'Anci: forte aumento delle scommesse, grave problema educativo, di salute mentale e di fiducia sociale. Secondo il Rapporto Caritas in 18 anni picco del 349% nelle "giocate". Nelle regioni con i redditi più bassi si punta (e si perde) in percentuale di più
December 29, 2025
Azzardo e povertà, il richiamo del Papa. Perché siamo di fronte a «una piaga»
Il dramma dell'azzardo, il richiamo alla coesione sociale e l'attenzione a tante forme di marginalità presenti nei paesi e nelle città italiane. Papa Leone XIV ha affrontato tutti questi temi nell'incontro avuto questa mattina in Sala Clementina con i rappresentanti dell'Anci, l'Associazione nazionale dei Comuni italiani. 
«Le nostre città conoscono purtroppo forme di emarginazione, violenza e solitudine che chiedono di essere affrontate. Vorrei richiamare l’attenzione, in particolare, sulla piaga del gioco d’azzardo, che rovina molte famiglie - ha detto il Papa davanti alla platea degli amministratori dell'Anci -. Le statistiche ne registrano in Italia un forte aumento negli ultimi anni. Come sottolinea Caritas Italiana nel suo ultimo Rapporto su povertà ed esclusione sociale, si tratta di un grave problema educativo, di salute mentale e di fiducia sociale». Leone XIV ha aggiunto anche altre emergenze da affrontare, che i primi cittadini vivono in prima persona nel rapporto con le loro comunità. «Non possiamo dimenticare anche altre forme di solitudine di cui soffrono molte persone: disturbi psichici, depressioni, povertà culturale e spirituale, abbandono sociale. Sono segnali che indicano quanto ci sia bisogno di speranza. Per testimoniarla efficacemente, la politica è chiamata a tessere relazioni autenticamente umane tra i cittadini promuovendo la pace sociale».
Le parole del Papa hanno dunque rilanciato una piaga silenziosa che è tutta nei numeri, fin qui sottovalutati in particolare dal mondo politico. Proprio il rapporto Caritas citato dal Pontefice, nel novembre scorso, fotografava una situazione drammatica. Dalla fine degli anni ’90, sottolineavano i curatori del rapporto, l’offerta di scommesse e azzardo si è infatti arricchita di oltre una cinquantina di modalità online e in presenza: sono oltre 150mila i locali pubblici, disseminati in tutte le province italiane. Il volume monetario mostra di conseguenza una crescita inarrestabile, schizzando dai 35 miliardi di euro giocati nel 2006 ai 157 del 2024 (+349%). Eppure l’incasso dell’erario è aumentato solamente dell’83% (da 6 a 11 miliardi), a tutto favore delle grandi società produttrici. I dati mostrano una correlazione inversa tra reddito medio per contribuente e perdita media al gioco, con un peso percentuale più alto nelle regioni italiane più povere. Nel 2024, il totale delle perdite è stato pari a 20 miliardi.
Tutto ciò aggrava il quadro di marginalità sociale presente nel Paese, visto che sempre secondo Caritas, in Italia la povertà assoluta riguarda il 9,8% della popolazione, quasi un italiano su 10, ovvero oltre 5,7 milioni di persone e 2,2 milioni di famiglie (8,4% dei nuclei).  «La coesione sociale e l’armonia civica richiedono in primo luogo l’ascolto dei più piccoli e dei poveri: senza quest’impegno "la democrazia si atrofizza, diventa un nominalismo, una formalità, perde rappresentatività, va disincarnandosi perché lascia fuori il popolo nella sua lotta quotidiana per la dignità, nella costruzione del suo destino"» ha sottolineato il Papa citando un discorso di Francesco. «Sia davanti alle difficoltà sia rispetto alle occasioni di sviluppo, vi esorto a diventare maestri di dedizione al bene comune, favorendo un’alleanza sociale per la speranza».
Tra le persone citate da Prevost nel suo discorso ai sindaci, oltre al suo predecessore, ci sono state anche Giorgio La Pira e don Primo Mazzolari. «Se c’è uno che soffre, io ho un dovere preciso: intervenire in tutti i modi, con tutti gli accorgimenti che l’amore suggerisce e che la legge fornisce, perché quella sofferenza sia o diminuita o lenita» ha detto Leone riprendendo gli scritti dello storico sindaco di Firenze. Quanto al sacerdote, Leone lo ha definito «prete attento alla vita del suo popolo» e ha ricordato quanto scriveva. «Il Paese non ha soltanto bisogno di fognature, di case, di strade, di acquedotti, di marciapiedi. Il Paese ha bisogno anche di una maniera di sentire, di vivere, una maniera di guardarsi, una maniera di affratellarsi».

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