Per chi suonano 500 campane? Per tutto il mondo

di Lucia Bellaspiga, Facen di Pedavena (Belluno)
In provincia di Belluno, i ragazzi della Comunità Villa San Francesco le hanno raccolte in una grande mostra: c'è quella di don Tonino Bello, quella di don Nervo, quella degli Angeli di San Giuliano. Il vescovo Marangoni: così Dio ci convoca e ci coinvolge nella sua storia e nei suoi sogni
December 30, 2025
Per chi suonano 500 campane? Per tutto il mondo
Un ragazzo suona una campana custodita al "Museo dei sogni" di Facen di Pedavena, in provincia di Belluno
Campane appartenute a santi e a peccatori, a Papi e a disperati, a pastori di greggi e a premi Nobel. Che hanno suonato a festa e a lutto, microscopiche o enormi, preziose o umilissime… Sono più di cinquecento da ottantaquattro Paesi del mondo, raccolte con mesi di fatica dai “ragazzi difficili” della Comunità Villa San Francesco a Facen (Belluno) e ora esposte nella mostra “Parola, parole, angeli, campane” dentro il “Museo dei sogni” della Cooperativa Arcobaleno 1986 onlus (fino a Pasqua). E qui iniziano i problemi.
Perché non è mai facile raccontare (ci proviamo da anni) ciò che avviene a Villa San Francesco, il luogo più stralunato e geniale possibile. Rubiamo quindi le parole al cardinale Loris Capovilla, già segretario di Giovanni XXIII, che nel 2016 – a cent’anni compiuti – esclamò rivolto ai ragazzi di Villa San Francesco e al loro direttore Aldo Bertelle: «Sono oltre cinquant’anni che voi mi stupite con le vostre invenzioni! Una più luminosa dell’altra». Qui i “difficili” sono messi di fronte al bello che ognuno di noi sa dare, se gli viene concesso, perché difficili non sono le persone ma a volte la vita. E così sono stati loro a trovare le 500 campane: «All’inizio tornavano a casa con decine di campanacci di mucche – sorride il direttore –, alla curva di Facen li sentivi già, era tutto uno scampanio. Non si poteva mica fare una mostra di campanacci, così abbiamo allargato lo sguardo al mondo intero».
Non una novità, per i suoi ragazzi, che da anni iniziano la giornata accarezzando nientemeno che il pianeta Terra, materialmente presente in comunità. Spiegazione: da tutti i 199 Paesi esistenti al mondo si sono fatti inviare un pugno di terra (con lettera di autenticità firmata da capi di Stato, ambasciatori, missionari e così via), per poi rimescolarli in una grande sfera di vetro e ricostruire l’intera Terra. Poi uguale impresa in direzione opposta: con quella terra hanno impastato 199 mattoni e li hanno inviati a ogni nazione, così che ognuna oggi possiede il suo intero pianeta...
Il senso più profondo della mostra lo ha spiegato il vescovo di Belluno-Feltre Renato Marangoni: «Le campane convocano e, come ha detto Leone XIV, “che vertigine essere convocati, Dio ci coinvolge nella sua storia e nei suoi sogni!”». In piccolo, assicura il presule, è quanto avviene nella interessante pedagogia spirituale attuata a Villa San Francesco: «Bertelle riceve dai suoi ragazzi un movimento d’onda e in modo originale risponde vibrando con loro, come due campane che si intercettano. Il risultato sono migliaia di ragazzi tornati alla vita». E proprio a loro Leone XIV ha fatto giungere per lettera la sua benedizione, insieme all’esortazione «a proseguire nelle lodevoli attività».
Il messaggio annunciato dallo squillo di metalli fusi in ogni angolo della terra è «che bisogna tornare ad avere fame. E non sbagliare pane», spiega Bertelle. Tornare cioè a mettersi in cerca, ma di qualcosa che valga la pena. «Tutte le sere affidiamo dieci Ave Maria ai rintocchi di una campana, e sono i ragazzi a dedicarli a una storia arrivata da un luogo sempre diverso, “oggi per una madre che ci ha scritto dall’Australia, oggi per un bimbo nato in Sudafrica…”, è il mondo che risuona con la ricchezza delle differenze. Abbiamo anche ragazzi musulmani e sono stati i più assidui a cercare campane».
C’è quella di don Tonino Bello, il vescovo che a Sarajevo nel 1992 fermò le armi col suo essere disarmato, e c’è il batacchio gigantesco crollato dal Duomo di Belluno il 26 agosto del 1978 dopo aver suonato a festa per ore all’elezione di papa Albino Luciani (ma c’è anche la sua campanella di quando, bambino, falciava i prati al pascolo); la campana donata dal segretario di Stato vaticano, il cardinale Pietro Parolin, durante una visita al Museo dei Sogni e quella offerta da Paolo VI ai 2.500 padri conciliari nel Concilio Vaticano II, a sua volta offerta a Villa San Francesco dall’allora patriarca di Venezia Giovanni Urbani; la campana spezzata dalla furia del Vajont il 9 ottobre 1963 insieme alla vita di duemila persone e quella di Alberto Manzi, che con la trasmissione Rai “Non è mai troppo tardi” ha aiutato un milione e mezzo di italiani a prendere la licenza elementare; la campana di don Giovanni Nervo, fondatore della Caritas Italiana, vicino a quella degli operai della Hydro di Feltre, che in questo Natale rischiano di restare senza lavoro, e alla “campana predata”, gettata giù dal campanile dagli austroungarici nel 1918 per farne cannoni. Al centro campeggia la “Campana dell’Italia”, nel cui suono vivranno per sempre 121 grandi storie italiane, grazie al bronzo, al rame, allo stagno e al piombo trovati dai ragazzi della comunità, comprese le 10.305 monetine da 1 centesimo raggranellate da 107 bambini.
Ma la più toccante è quella portata da alcuni genitori dei ventisette bambini morti con la maestra il 31 ottobre 2002 a San Giuliano di Puglia, schiacciati dal crollo della loro scuola: «Riproduce la campana degli Angeli che da 23 anni rintocca tutti i giorni in cimitero alle 11.32 – hanno detto Antonio Morelli e Giuliano Lafratra –. Da allora nell’edilizia scolastica è cambiato pochissimo, eppure spendiamo miliardi in armi che uccidono anziché investire su edifici cui affidiamo la vita dei nostri figli. La melodia della nostra campana alterna note di dolore e speranza, vigilanza e monito».  E proprio con il suono delle cinquecento campane si chiude l’evento: inizia il tintinnio timido di qualche bambino, si unisce qualche adulto, man mano il pubblico solleva due campane a testa, Antonio e Giuliano suonano quella dei loro figli, anche il vescovo Marangoni rompe gli indugi e dà il via a uno scampanio poderoso, in crescendo. Voci dal mondo, voci di vite vissute.

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