venerdì 14 gennaio 2022
Secondo un giudice del lavoro i manager del Croydon University Hospital hanno applicato solo alla suora-infermlera le linee guida che impediscono ai dipendenti di indossare collane
Suor Mary Onuoha

Suor Mary Onuoha - Per gentile concessione del Christian Concern

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È stata discriminata e rifiutata senza ragione dal suo datore di lavoro, un ospedale londinese, la suora cattolica di origini nigeriane costretta a dimettersi perché indossava una croce. Lo ha sentenziato un giudice del lavoro britannico.

Suor Mary Onuoha lavorava come infermiera al "Croydon University Hospital", a sud di Londra, quando, nel giugno del 2020, è stata costretta a dimettersi dopo quella che ha descritto come "una campagna di due anni condotta contro di lei dai suoi superiori".

La suora aveva lavorato nell'ospedale per diciannove anni e, per la maggior parte di questo periodo, aveva indossato una croce senza che il fatto disturbasse nessuno dei suoi colleghi o dei pazienti. Tuttavia, a un certo punto, l'ospedale ha deciso di applicare, in modo rigidissimo, le linee guida che proibiscono che il personale indossi collane perché potrebbero rappresentare un rischio per la salute e la sicurezza dei dipendenti.

Il giudice del lavoro, nella sua sentenza, ha chiarito che queste linee guida venivano disattese regolarmente da moltissimi dipendenti dell'ospedale. "Era molto diffusa l'abitudine di indossare collane e mancava, quasi completamente, una documentazione che dimostrasse che i manager imponessero l'osservanza di queste regole a qualunque persona che non fosse la suora", ha scritto il giudice britannico nella sua sentenza.

Non è la prima volta che un dipendente britannico vince una causa contro un datore di lavoro che tenta di impedirgli di indossare una croce. Tra gli altri vi è stato anche il caso di una dipendente della compagnia di bandiera britannica "British Airways".

Secondo un portavoce del "Christian Legal Centre", un'associazione cristiana britannica che aiuta chi viene discriminato sul posto di lavoro perché credente, "è incredibile che un'infermiera specializzata, durante una pandemia, sia stata costretta a scegliere tra la sua fede e la professione che ama".

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