giovedì 17 maggio 2012
Il 49,6% dei bimbi nati tra luglio 2010 e luglio 2011 sono bianchi, contro una maggioranza del 50,4% composta da latini, neri e asiatici. Tra le cause: l'invecchiamento della popolazione bianca e una nuova ondata di immigrazione.
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Per la prima volta nella storia degli Stati Uniti, i neonati bianchi sono in minoranza: nei 12 mesi precedenti al luglio scorso, c'è stata un'accelerazione delle nascite tra latini, neri e asiatici, mentre i bianchi non ispanici hanno segnato il passo. E la stampa non esita a parlare di "sorpasso storico", di "pietra miliare", di "alba di una nuova era".Gli ultimi dati dell'Ufficio Censimento federale parlano chiaro: 49,6% dei nuovi nati sono bianchi, contro il 50,4% di tutti gli altri, ovvero circa 2,02 milioni di bimbi. Nel 1990 erano al 37 per cento. Si tratta quindi di un sorpasso che era atteso da tempo, frutto di una evoluzione che, se proseguirà in questi termini - prevede l'Ufficio Censimento - porterà i bianchi non latini a essere nel 2042 una minoranza. Oggi sono il 63,4 per cento della popolazione totale, ma sono già in minoranza nel District of Columbia e in quattro Stati: California, Hawaii, Nuovo Messico e Texas, nonché in 348 contee.Si tratta di dati che gli esperti motivano con vari aspetti, tra cui l'invecchiamento della popolazione bianca, la cui età media è di 42 anni. Tra gli ispanici, che fanno registrare il più alto numero di nascite, è invece di 28 anni, mentre è sui 30 tra gli asiatici e i neri."Ci troviamo in un momento di spartiacque che mostra quanto stiamo diventando multiculturali", ha commentato un sociologo della Johns Hopkins University, Andrew Cherlin, secondo cui "la popolazione sta letteralmente cambiando davanti a noi, con i più giovani che prendono il posto dei più anziani: i bambini sono l'avanguardia del cambiamento in arrivo".Un cambiamento che porta notevoli implicazioni di carattere economico e politico, basti pensare che ogni mese 50 mila latini compiono 18 anni e diventano così elettori a tutti gli effetti. Ma oltre all'età, il fenomeno, sottolineano gli esperti, è anche il frutto di un'ondata di immigrazione iniziata oltre trent'anni fa; che William Frey, un demografo del Bookings Institution, considera un fenomeno provvidenziale: "Abbiamo già visto in alcune ampie zone del Paese un declino della popolazione più giovane. Senza immigrazione, saremmo un Paese senza gioventù. Abbiamo avuto una tempesta perfetta, abbiamo avuto giovani immigrati in arrivo e pronti a fare bambini nel momento in cui abbiamo bisogno di loro".Non tutti però la vedono così. Basti pensare che la Corte Suprema si trova a dover esaminare la contestata costituzionalità di una durissima legge sull'immigrazione adottata dell'Arizona, che potrebbe essere adottata anche da altri cinque Stati. Cherlin però getta acqua sul fuoco, sostenendo che con i nuovi arrivi "il cambiamento nel nostro Paese potrebbe non essere così ampio come alcuni credono", perché "gli immigrati cambieranno la nostra società, ma la nostra società cambierà gli immigrati".
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