sabato 11 luglio 2015
Cori e lancio di oggetti all'indirizzo di Aleksander Vucic, costretto a lasciare il luogo della commemorazione. Quelle 136 ultime bare verso il mausoleo
Vent'anni fa il massacro simbolo della tragedia bosniaca di Piero Del Giudice
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La rabbia dei musulmani esplode durante le commemorazioni per i 20 anni del massacro di Srebrenica. Il premier serbo Aleksandar Vucic si è visto costretto ad abbandonare il cimitero di Potocari, luogo deputato per le celebrazioni, dopo una dura contestazione da parte di un gruppo di presenti. Al suo ingresso sono arrivati prima fischi e cori di disapprovazione poi è cominciato il lancio di sassi e bottiglie. Su un lato della collina, dove sono sepolti la gran parte delle vittime del genocidio, è stato inoltre esposto uno striscione con la scritta: "Per ogni serbo, 100 musulmani uccisi", frase che usava pronunciare Vucic quando era ministro del governo presieduto da Milosevic.

Ad essere applaudito è stato invece l'ex-presidente Usa Bill Clinton che ha ricordato il suo intervento per fermare la guerra definendolo una delle azioni più importanti della sua carriera. "Mi dispiace - ha aggiunto Clinton - che ci sia voluto tanto tempo per raggiungere l'unità tra noi amici e decidere di usare la forza per fermare quella violenza". L'ex inquilino della Casa Bianca ha poi commentato la contestazione al premier serbo usando diplomazia e riconoscendo a Vucic "il coraggio di venire qui".

Per l'Italia era presente la presidente della Camera, Laura Boldrini: "Tutti noi portiamo una parte di responsabilità per il genocidio di Srebrenica - ha detto Boldrini prima di deporre fiori al memoriale che ricorda la strage - La morte di così tanti uomini e ragazzi innocenti, come pure le violenze, le umiliazioni e le sofferenze inflitte a coloro che scappavano, in particolare donne e bambini, peserà per sempre sulle nostre coscienze".

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