martedì 19 marzo 2019
La candidata anti-corruzione ed europeista ha ottenuto il 40,47%. Con il 18,66%, ha conquistato il secondo turno il socialdemocratico Maros Sevcovic, uno dei vicepresidenti della Commissione Europea
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«Il risultato del voto mostra che gli slovacchi vogliono un Paese onesto e giusto, vogliono che continuiamo la battaglia per far uscire la Slovacchia dalla crisi morale in cui si trova». Ha commentato così ieri Andrei Kiska, il presidente uscente, il clamoroso risultato del primo turno delle presidenziali, domenica, di questa piccola repubblica membro del riottoso gruppo dei Paesi Visegrad (insieme a Repubblica Ceca, Ungheria e Polonia) accomunati dal no ai piani Ue di ridistribuzione dei migranti.

Un voto che vede l’ottimo risultato della candidata anticorruzione ed europeista Zuzana Caputová, avvocato di 45 anni, che ha strappato il 40,57% dei voti. Questo dopo una campagna tutta all’insegna della rinascita del Paese con la guerra alla dilagante corruzione e alle oscure commistioni tra politica e grandi imprenditori a caccia di fondi comunitari. E soprattutto all’ombra dell’assassinio, un anno fa, del giornalista Ján Kuciak insieme alla sua fidanzata, mentre stava indagando proprio sui collegamenti tra imprenditori e il governo (in quel momento guidato dal socialdemocratico Roberto Fico, poi dimessosi). «Questo assassinio – ha detto la candidata – ha risvegliato la gente». È il secondo successo per il suo partito, il Movimento per una Slovacchia Progressista, nato solo un anno fa: a novembre ha ottenuto vari sindaci, tra cui quello della capitale, Bratislava.

Invece gli ultra-nazionalisti e i sovranisti non sono arrivati neppure al ballottaggio: ben distaccato da Caputová, con il 18,66%, ha conquistato il secondo turno il socialdemocratico Maros Sevcovic, 52 anni, moderato ed europeista, oltre che uno dei vicepresidenti della Commissione Europea. Pur appartenendo al partito Smer tuttora guidato dall’ex premier Fico, si è presentato con una lista indipendente con lo slogan «Sempre per la Slovacchia», promettendo di lavorare «per la riconciliazione di tutta la società » e sottolineando il suo impegno per i valori cristiani.

Terzo è arrivato Stefan Harabin della destra nazional-populista, sovranista e anti-migranti con il 14,34% e quarto, con il 10,39%, l’esponente di estrema destra, Marian Kotleba, nostalgico dello Stato slovacco fantoccio sotto Adolf Hitler, anti-Ue e anti-Nato. Sommandoli si arriva a una cifra superiore a Sevcovic quasi un quarto dell’elettorato. «Se Kotleba non si fosse presentato – dice il politologo Jan Baránek al quotidiano slovacco Pravda – al secondo turno ci sarebbe non Sevcovic, ma Harabin». Da far riflettere.

Gli occhi sono ora puntati sul secondo turno, il 30 marzo prossimo. Caputová appare favorita, oltretutto non ha vinto solo nelle città, ma anche nelle campagne, visto che l’ha spuntata in 71 dei 79 collegi complessivi ed è apertamente sostenuta dal principale partito della cospicua minoranza ungherese. Le intenzioni di voto sono al momento al 63% per lei, contro il 35,6% per lo sfidante. Certo, alcune delle sue posizioni non piacciano alla vasta parte degli slovacchi, a cominciare dal sostegno per i matrimoni tra persone omosessuali con anche il diritto all’adozione. Su questo, Sevcovic ha preso una posizione contraria, «non posso sostenerlo – ha dichiarato – perché inconciliabile con i valori cristiani».

Per vincere Sefcovic dovrà guardare soprattutto a destra, convincendo gli elettori di Harabin e Kotleba a votarlo. «Non gli sarà facile – commenta ancora Baránek – tanto più che viene visto come un funzionario Ue». Soprattutto, gli slovacchi hanno una gran voglia di voltare pagina, e Sevcovic, per quando rispettato e di prestigio, è considerato un esponente del vecchio sistema. l timore di molti è che l’unico modo per l’attuale vicepresidente della Commissione Europea per vincere sarebbe di giocare davvero sporco. E infatti l’ex premier Fico lo sta spingendo ad assumere posizioni più fortemente anti-migranti e sovraniste. Molti osservatori dubitano però che sarebbe credibile, oltretutto rischierebbe di distruggere la reputazione di uomo moderato e affidabile che Sevcovic si è saputo costruire in questi anni. Se alla fine Caputová ce la farà, sarà la prima donna nella storia slovacca a rivestire il ruolo di presidente. Solo dieci anni fa, quando si candidò Iveta Radicova, la maggioranza degli slovacchi era convinta che una donna non fosse adatta a fare il presidente. I tempi cambiano.

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