martedì 17 luglio 2012
​Da tre giorni si combatte per le strade di Damasco. Il nunzio apostolico, monsignor Zenari: "La gente ha paura ad uscire di casa, si prevedono giorni bui".
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La battaglia per "liberare" Damasco è cominciata: al terzo giorno di violenti combattimenti nella capitale siriana e proprio nelle ore in cui annunciano di esser riusciti ad abbattere un elicottero del regime sulla capitale, i ribelli siriani sostengono di essere ormai a un punto di svolta perché gli scontri si stanno avvicinando sempre di più ai centri nevralgici del potere. "Abbiamo trasferito la battaglia dalla provincia di Damasco nella capitale, abbiamo un piano chiaro per controllare l'intera Damasco. Possediamo solo armi leggere, ma è sufficiente", ha detto un portavoce del Libero esercito siriano (Les), il colonnello Kassam Saadeddine. "Aspettatevi sorprese", ha aggiunto, sostenendo che "la vittoria è vicina" e che comunque "gli scontri proseguiranno fino a quando l'intera capitale non sarà conquistata".Nella giornata di oggi, anche i Fratelli musulmani in Siria, influente componente dell'opposizione al regime di Bashar al Assad, hanno rivolto un appello a tutti i siriani a sostenere i ribelli negli scontri a Damasco, definiti la "battaglia decisiva". In un comunicato chiedono ai "siriani liberi" di partecipare a "questo momento storico" sostenendo la "battaglia fondamentale" degli insorti a Damasco, risposta "diretta all'apatia della comunità internazionale e al complotto di Russia e Iran".Ma per le strade di Damasco la situazione è sempre più difficile. Secondo i Comitati di coordinamento locale dell’opposizione, almeno 45 persone sono rimaste uccise negli scontri di oggi, 14 solo nei quartieri della capitale. Buona parte di loro erano civili. “A Damasco la gente ha paura ad uscire di casa nel pomeriggio e in alcuni quartieri anche di giorno. Si prevedono giorni bui", lo riferisce  monsignor Mario Zenari, nunzio apostolico a Damasco, contattato dall’agenzia Asia News. Monsignor Zenari spiega poi che il conflitto colpisce tutta la popolazione e fino ad ora non vi sono episodi di violenza contro i cristiani.Di fronte alle violenze, sempre più persone scelgono di fuggire per trovare riparo all’estero: solo la Turchia ha accolto quasi 43mila i profughi e disertori siriani. La Direzione gestione disastri ed emergenze (Afad) del governo di Ankara, che gestisce l'afflusso di rifugiati in Turchia, ha indicato che con gli arrivi delle ultime ore il numero di rifugiati tocca quota 42.682 (1.289 persone solo negli ultimi due giorni). Fra i siriani entrati in territorio turco da ieri c'è anche un generale, secondo fonti turche, con alcuni ufficiali disertori e le loro famiglie.
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