martedì 19 febbraio 2013
L'ex procuratore del Tribunale internazionale per l'ex Jugoslavia Carla del Ponte: è ora di deferire alla giustizia i vertici del regime. Ma resta il divieto a fornire armi e istruttori.
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L’Unione europea ha deciso di rinnovare per tre mesi le sanzioni al regime di Damasco, però con un significativo allentamento dell’embargo sulle armi. I provvedimenti, scrivono i ministri degli esteri dell’Ue dopo un giorno di vertice a Bruxelles, sono modificati in modo da fornire all’opposizione «un maggiore supporto non letale e assistenza tecnica per la protezione dei civili».La decisione è un compromesso dopo settimane di disaccordo tra Gran Bretagna, che con il ministro William Hague chiedeva di dare il «massimo supporto e assistenza» alla coalizione «che abbiamo riconosciuto» come legittimo rappresentante, ipotizzando di fornire una «più ampia gamma di materiali».Uno «sviluppo positivo» in vista del «rafforzamento del sostegno europeo all’opposizione siriana, sia sul piano politico che su quello materiale», ha dichiarato il ministro degli Esteri italiano Giulio Terzi. Resta comunque, precisano fonti Ue, il divieto di fornitura delle armi e di istruttori.Intanto la Commissione di inchiesta dell’Onu sulle violazioni dei diritti umani in Siria ha identificato anche «individui in posizione di leadership» tra coloro che potrebbero essere responsabili dei gravi crimini. Per Carla del Ponte è giunto il momento di deferire davanti alla Corte penale internazionale, i crimini di guerra perpetrati in Siria. La Del Ponte fa parte da settembre scorso, insieme al giurista brasiliano Paulo Pinheiro, che presiede la Commissione d’inchiesta, alla statunitense Karen Abuzayd e al thailandese Vitit Muntarbhorn.Un accerchiamento internazionale che non sembra turbare più che tanto Bashar el-Assad che ha dichiarato: «Il domani è nostro» perché «la Siria è sulla strada della vittoria nella guerra mondiale lanciata contro di essa». Damasco ieri ha pure contestato i dati forniti dall’Onu sui profughi siriani fuggiti nei Paesi confinanti: non 600mila ma «meno di 200mila», secondo il premier Wael Halqi. Proseguono intanto gli scontri e almeno una dozzina di miliziani del movimento sciita libanese Hezbollah sono morti nelle ultime 24 ore in intensi combattimenti a sud-ovest di Homs. Intanto, per soccorrere l’emergenza umanitaria da oggi a giovedì 21 febbraio, il presidente del Pontificio consiglio Cor Unum, cardinale Robert Sarah, con il segretario del dicastero monsignor Giampietro Dal Toso, parteciperanno in Giordania al forum regionale delle Caritas del Medio Oriente, del Nord Africa e del Corno d’Africa. L’incontro costituirà anche un’importante occasione per fare il punto sugli aiuti umanitari portati dagli organismi caritativi cattolici ai profughi e alle vittime del conflitto in Siria.
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