lunedì 6 maggio 2013
​Il raid domenica contro un centro militare alle porte di Damasco, per distruggere missili in transito dall'Iran verso gli hezbollah. Intanto Carla del Ponte, membro della delegazione Onu che indaga sulle armi chimiche, parla di gas nervino usato dagli oppositori al regome siriano. 
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Israele torna a colpire in Siria e la tensione a cavallo del confine sale alle stelle, scatenando inquietudine e reazioni in tutta la regione. Il raid, il secondo in pochi giorni, sarebbe stato condotto domenica contro un centro di ricerche militari, a Jamraya, alle porte di Damasco, dove - secondo informazioni non confermate, ma neppure smentite nello Stato ebraico - i jet con la Stella di Davide avrebbero centrato e distrutto missili Fateh-110 in transito dall'Iran verso le milizie sciite libanesi di Hezbollah. Un'incursione che arriva a circa 48 ore da quella che, tra giovedì e venerdì, avrebbe preso di mira un altro stock di missili. E che la Siria ha bollato, per bocca del vice ministro degli Esteri Faisal al Medad, come "una dichiarazione di guerra". Israele intanto ha cominciato a rafforzare la sicurezza a ridosso del confine, con il dispiegamento - tra l'altro - di due batterie anti-missilistiche 'Iron Domè schierate a protezione del nord del Paese e la chiusura dello spazio aereo nella zona, malgrado l'azione israeliana - rivelata da una fonte occidentale non identificata - non sia stata per ora confermata ufficialmente nè dal premier Benyamin Netanyahu - partito come nulla fosse per la Cina - nè da altre fonti. Il ministro dell'Informazione siriano, Mahmud al Zubi, ha invece confermato tutto e ha detto che l'entrata in azione di Israele "apre la strada a tutte le possibilità": tanto che la Siria - secondo fonti di Damasco, citate dalla tv Almayadin, emittente iraniana vicina agli Hezbollah che trasmette da Beirut - avrebbe dispiegato a sua volta batterie di missili puntate verso il 'nemico sionista'. I raid, che alcuni commentatori israeliani hanno interpretato come un chiaro messaggio all'Iran (e ai suoi piani nucleari), sono stati condannati - in un soprassalto di sintonia con Teheran, raro di questi tempi - sia dall'Egitto, che parla di "aggressione israeliana", sia dalla Lega Araba, che denuncia la "violazione grave della sovranità" nazionale della Siria. Per l'Iran, che ha negato che l'attacco fosse contro suoi missili, l'incursione finirà per "accorciare la vita" di Israele; giudizio accompagnato dall'invito ai paesi della regione "a levarsi" contro il nemico di sempre. Tacciono invece, almeno per ora, gli Hezbollah in Libano.L'Onu - di cui è stato invocato l'intervento - ha espresso tramite il segretario generale Ban Ki-moon "gravepreoccupazione" e ha invitato le parti - precisando che le Nazioni Unite non dispongono ancora dei dettagli del blitz, e non sono in grado di verificare in maniera indipendente l'accaduto - ad agire con la massima moderazione per evitare un'ulteriore escalation del sanguinoso conflitto siriano.Una strategia complessiva che sembra essere avallata dal presidente degli Usa, Barack Obama, il quale ieri ha giustificato in qualche modo l'alleato israeliano, affermando che questo ha il diritto "di proteggersi" dal trasferimento di armi sofisticate a "organizzazioni terroristiche come gli Hezbollah". Ma di fronte alla quale non mancano dubbi sulle reali possibilità di manovra di Washington.Carla Dal Ponte: gas nervino usato dagli oppositori"Abbiamo potuto avere delle testimonianze sul'utilizzo di armi chimiche ed in particolare il gas nervino, ma non da parte delle autorità governative, ma  da parte degli opponenti, dei resistenti"  in Siria. Lo ha dettoieri alla Radio svizzera italiana Carla Del Ponte, membro della Commissione Onu che indaga sulle violazione dei diritti umani in Siria. Tali elementi dovranno essere vagliati e accertati, ha avvertito peraltro Del Ponte nell'intervista, il cui testo è pubblicato sul sito della radio. "Per il momento noi abbiamo solo (elementi sull'uso di) armi chimiche da parte dagli oppositori, poi, quando la  commissione speciale potrà condurre l'inchiesta, si potrà stabilire se anche il governo ha fatto utilizzo di queste armi", ha aggiunto l'ex procuratrice generale del Tribunale penale internazionale per i crimini in ex Jugoslavia. 
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