martedì 3 marzo 2020
I vertici Ue al confine tra Turchia e Grecia: pronto piano di aiuti ad Atene. La Commissione d'inchiesta Onu: si moltiplicano abusi e crimini di guerra, la popolazione vive nella sofferenza
Migranti a Edirne Tuchia) in attesa di passare in Grecia

Migranti a Edirne Tuchia) in attesa di passare in Grecia - Ansa / Afp

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Si aggrava la situazione dei migranti che la Turchia sta spingendo verso l'Europa. Secondo il governo turco si tratta di oltre 130mila persone che stanno lasciano in queste ore il Paese verso la Grecia. Una cifra che appare esagerata, visto che Atene parla di 24 mila tentativi di ingresso illegale bloccati e 183 arresti finora. Due i fronti di pressione sulla Grecia: sul mare Egeo, dove ieri è morto annegato un bambino siriano, e sul confine tra Turchia e Grecia, dove la polizia ellenica reagisce con durezza al passaggio dei migranti.

Oggi la situazione sul confine è stata definita "molto tesa" dalla presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, che è andata in Grecia con il presidente del Consiglio d'Europa Charles Michel e il presidente dell'Europarlamento David Maria Sassoli. "Le preoccupazioni greche sono le nostre. Il fatto di essere qui è una chiara dichiarazione della solidarietà e del sostegno dell'Ue alla Grecia". Von der Leyen si è detta "pronta a mobilitare le risorse" per sostenere Atene, annunciando un'assistenza finanziaria da 700 milioni di euro, l'attivazione del meccanismo di protezione civile e il rinforzo di Frontex.

Il primo ministro greco Kyriakos Mitsotakis e la presidente della Commissione Ue von der Leyen (

Il primo ministro greco Kyriakos Mitsotakis e la presidente della Commissione Ue von der Leyen ( - Ansa / Epa

Il primo ministro greco, Kyriakos Mitsotakis, dal canto suo ha detto di attendersi "solidarietà tangibile dall'Unione Europea, la presenza di tutta la leadership europea a questo confine esterno invia un segnale chiaro, ma siamo sinceri: l'Europa non è stata all'altezza del problema della crisi migratoria, spero che questa crisi sia un avvertimento e un risveglio perché tutti si assumano le proprie responsabilità".

200mila rifugiati in fuga da Idlib

Ma c'è un altro fronte di crisi, causato dalla fuga dei civili da Idlib: secondo l'esercito russo, circa 200.000 rifugiati si sono ammassati sul confine turco-siriano a causa dei combattimenti nella zona cuscinetto di Idlib. "Circa 200.000 sfollati temporanei si trovano nelle vicinanze del confine turco-siriano", ha detto il capo del Centro russo per la riconciliazione, l'ammiraglio Oleg Zhuravlyov. Circa 85.000 di loro si trovano nei campi profughi, ha detto Zhuravlyov. L'area di Idlib aveva 2,6 milioni di residenti nel 2011, ha aggiunto. Circa 800.000 persone hanno lasciato l'area per raggiungere le zone centrali della Siria, della Turchia e di alcuni Paesi europei prima dell'inizio delle ostilità, ha detto Zhuravlyov. Non più di 1,8 milioni di persone risiedevano nei territori in mano ai terroristi a Idlib al 1° gennaio 2020, ha precisato Zhuravlyov.

Caritas: il volto peggiore dell'Europa

"Quanto sta accadendo alle frontiere esterne dell'Unione Europea è inaccettabile e non deve restare nell'indifferenza"; lo afferma Caritas italiana sulle migliaia di persone che "stanno cercando disperatamente di attraversare il confine turco ma al di là trovano i militari greci a sbarrare la loro strada". Inoltre "le ultime violenze nella Provincia di Idlib (Siria) stanno ulteriormente aggravando la crisi umanitaria, con 900.000 nuovi sfollati che da dicembre 2019 hanno lasciato le proprie case". "Le immagini che giungono in queste ore ci mostrano ancora una volta il volto peggiore dell'Europa - sottolinea Caritas -: donne e bambini caricati dalla polizia e la guardia costiera greca che spara su imbarcazioni cariche di profughi, partite da Bodrum e dirette a Kos, prendendo poi a bastonate gli occupanti. Ieri mattina, durante lo sbarco a Lesbo, è morto un bimbo siriano di pochi anni. Tutto questo sta avvenendo alle porte di casa nostra".

Oxfam: la vita di migliaia di siriani usata come merce di scambio

"La vita di migliaia di siriani in fuga da guerra e persecuzioni, continua ad essere usata come merce di scambio di un assurdo gioco delle parti, in cui Unione Europea e Grecia per primi, senza nessuna giustificazione, non vogliono assumersi le proprie responsabilità"; è la denuncia diffusa oggi da Oxfam, di fronte a quanto sta avvenendo al confine greco-turco. “Non esiste alcune giustificazione per la decisione di lasciare migliaia di uomini, donne e bambini in fuga da un conflitto atroce, che in quasi nove anni ha causato centinaia di migliaia di vittime e oltre 5.5 milioni di profughi fuori dalla Siria, intrappolati in una terra di nessuno senza cibo, riparo e cure mediche. – ha detto Paolo Pezzati, policy advisor per le emergenze umanitarie di Oxfam Italia – La Ue invece di sostenere la politica di respingimento attuata dalla Grecia, dovrebbe ricordarsi dei propri obblighi di difesa dei diritti umani fondamentali, garantendo la sicurezza e la protezione di chi ha perso tutto”.

In Siria abusi e crimini di guerra, razzo su Idlib uccide 5 bambini

In Siria, mentre il conflitto armato è lontano dalla sua soluzione, si moltiplicano gli abusi e i crimini di guerra nei confronti della popolazione. È quanto riferisce l’ultimo rapporto della Commissione d’inchiesta Onu sulla Siria, che arriva a poche ore dall’ultima strage di civili, con nove morti di cui 5 bambini, avvenuta a Idlib, capoluogo della regione nord-occidentale siriana al centro del conflitto tra Turchia e governo siriano. I civili sarebbero rimasti uccisi da un missile terra-terra sparato dall'aviazione di Damasco su una via del centro cittadino, che ha aperto un cratere sull'asfalto e colpito con schegge e detriti i palazzi che si affacciano sulla strada.

A nove anni dall’inizio della guerra "le donne, i bambini e gli uomini siriani continuano a vivere nella sofferenza e nel dolore" ha dichiarato il presidente della Commissione Onu, Paulo Pinheiro che ha parlato di "catastofe umanitaria con famiglie costantemente in fuga". Secondo il rapporto "nella loro dichiarata lotta contro il terrorismo, le forze filogovernative hanno effettuato attacchi aerei e terrestri nell'Idlib meridionale che hanno ucciso e ferito decine di civili. I raid aerei, inoltre, hanno decimato le infrastrutture civili, tra cui mercati, campi di raccolta profughi e soprattutto ospedali". Si tratta di attacchi "indiscriminati contro luoghi protetti dal diritto internazionale con uso di munizioni a grappolo" riferiscono i membri della Commissione.

La scuola colpita dai raid aerei nelle provincia di Idlib il 3 marzo vicino alla città di Adwan

La scuola colpita dai raid aerei nelle provincia di Idlib il 3 marzo vicino alla città di Adwan - Ansa

Il rapporto sottolinea anche come i gruppi terroristici di Hayat Tahrir al-Sham sono accusati di compiere esecuzioni extragiudiziali. Inoltre, l'offensiva filo-turca nelle zone controllate dai curdi nel nord-est del paese non è stata esente da abusi. E per di più, secondo la Commissione, l'Esercito nazionale siriano (ANS) ha commesso crimini di guerra come saccheggi, uccisioni o sequestri di ostaggi. La popolazione è dunque allo stremo e i "bombardamenti aerei persistenti in alcune parti dell'Idlib meridionale non
lasciano ai civili altra scelta che fuggire. La maggior parte dei 948.000 civili sfollati nel nord-ovest sono donne e bambini, e migliaia di loro si rifugiano all'aperto durante questi duri mesi invernali". "La crisi di Idlib - dove attualmente più di tre milioni di persone sono bloccate - si sta trasformando in una catastrofe umanitaria, dove le famiglie sono costantemente in fuga e i bambini muoiono di freddo", sostengono gli investigatori delle Nazioni Unite che aggiungono come "le parti in conflitto continuano a ignorare o negare la protezione, comprese le garanzie di assistenza umanitaria ai civili vulnerabili".

La scuola colpita dai raid aerei nelle provincia di Idlib il 3 marzo vicino alla città di Adwan

La scuola colpita dai raid aerei nelle provincia di Idlib il 3 marzo vicino alla città di Adwan - Ansa

Secondo l’Onu, dunque, "la priorità immediata deve essere che tutti i civili abbiano accesso al cibo, all'acqua e all'assistenza medica di cui hanno urgente bisogno. È inoltre essenziale facilitare l'accesso agli osservatori internazionali per salvaguardare i diritti dei civili".

Nelle ultime 24 ore dell'operazione in Siria contro le forze governative di Bashar al Assad, lanciata il 27 febbraio dopo l'uccisione di 34 soldati turchi a Idlib e ribattezzata 'Scudo di Primavera', l'esercito di Ankara rivendica di aver "neutralizzato" (cioè ucciso o ferito) altri 327 soldati nemici. Lo riferisce il ministro della Difesa turco Hulusi Akar, secondo cui il totale sale così ad almeno 2.884. Sempre nelle ultime 24 ore Ankara sostiene di aver distrutto un aereo, un drone, 6 tank, 5 obici e 2 sistemi antiaerei di Damasco.

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