domenica 27 marzo 2016
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Younde . Doveva farsi esplodere. Aveva già indossato la cintura esplosiva quando, all’ultimo momento, ha deciso di tirarsi indietro. E si è consegnata alle autorità. È accaduto a Limani, un remoto villaggio del nord del Camerun. La protagonista è una ragazzina di 15 anni. Una delle tante “baby attentatrici” impiegate da Boko Haram per massacrare altri civili. La giovane di Limani, però, ha rivelato un dettaglio inquietante alle forze di sicurezza: lei è una delle 276 liceali rapite dai miliziani quasi due anni fa, il 14 aprile 2014. «La ragazza sembrava stanca, malnutrita e psicologicamente torturata e non sapeva dare ulteriori dettagli sulla sua permanenza nella foresta, né su come lei e le altre prioniere siano state trattate», ha affermato Idrissou Yacoubou, capo di un gruppo di autodifesa di Limani. Il governatore della regione del Nord-Camrun, Midjiyawa Bakari, ha affermato che sulle dichiarazioni della ragazza – la cui identità non è stata rivelata, in quanto minorenne –, sono state già avviate delle indagini. Insieme alla ragazza, c’erano altre due presunte kamikaze: una è stata fermata, la terza giovane è invece riuscita ad attraversare la frontiera e a rientrare in Nigeria. La testimonianza della studentessa – probabilmente la più giovane fra quelle prese da Boko Haram nel 2014 – è la prima notizia sulla sorte delle adolescenti, dopo mesi di silenzio.
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