martedì 11 agosto 2009
Dure proteste internazionali dopo la nuova condanna di Aung San Suu Kyi a 3 anni di lavori forzati (commutati in 18 mesi di arresti domiciliari). La Ue ha già annunciato il rafforzamento delle sanzioni, il segretario dell'Onu Ban Ki-moon chiede il rilascio immediato.
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    "Stiamo preparando nuove sanzioni contro la Birmania, che comprendono restrizioni commerciali contro compagnie di Stato e il divieto di ingresso nella Ue per i quattro responsabili della sentenza di oggi". Lo ha detto il premier svedese Fredrik Reinfeldt, guida di turno della Ue, in un comunicato diffuso dalla presidenza. "La Ue è unita nel condannare questa decisione illegale e chiede alla giunta militare il rilascio senza condizioni di Aung San Suu Kyi", si legge ancora nella nota.Anche Il segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon, "chiede al governo della Birmania di rilasciare immediatamente e senza condizioni Aung San Suu Kyi", la leader dell'opposizione condannata a 18 mesi di arresti domiciliari. Il segretario generale "deplora con forza questa decisione" e chiede alla giunta militare birmana di "impegnarsi senza ritardo con Aung San Suu Kyi, che è partner fondamentale nel processo di dialogo e riconciliazione nazionale". "Finché lei e tutti gli altri prigionieri politici in Birmania non saranno liberati e potranno partecipare ad elezioni libere e giuste, la credibilità del processo politico rimarrà in dubbio", ha detto Ban. La condanna di Aung San Suu Kyi. Tre anni di carcere ai lavori forzati per violazione delle norme sulla sicurezza sono stati inflitti dalla magistratura birmana ad Aung San Suu Kyi, la leader dell'opposizione non violenta nel Myanmar. Lo ha reso noto il ministro dell'Interno dell'ex Birmania, generale Maung Oo, aggiungendo comunque che il generale Than Shwe, capo della giunta militare al potere, ha tuttavia deciso di ridurre la pena, commutandola in un anno e mezzo agli arresti domiciliari. A tale scopo è stato subito promulgato un decreto speciale. Più pesante il verdetto a carico del co-imputato di Suu Kyi, il 54enne statunitense John Yettaw, in tutto sette anni di lavori forzati: tre ancora per violazione delle leggi sulla sicurezza, altrettanti per immigrazione illegale nel Paese asiatico, e infine uno per violazione delle norme municipali sull'attività natatoria. Fu infatti a nuoto che lo scorso maggio il bizzarro personaggio raggiunse la villetta dell'assegnataria del premio Nobel per la Pace 1991, una modesta villetta in riva a un lago artificiale, alla periferia della vecchia capitale birmana Yangon, già nota come Rangoon. Suu Kyi lo ospitò per due notti a casa propria, secondo il regime in tal modo infrangendo i termini sulla base dei quali le erano stati concessi gli arresti domiciliari, condizione nella quale la 63enne numero uno della Lnd, la Lega Nazionale per la Democrazia, ha trascorso la maggior parte degli ultimi diciotto anni. Entrambi furono così arrestati. Da allora Yettaw, che soffre di diabete, è dovuto essere più volte ricoverato in ospedale, l'ultima una settimana fa, in preda a convulsioni di tipo epilettico; ieri comunque era stato dimesso e tradotto nuovamente in carcere.
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