mercoledì 16 aprile 2025
Già 395 allarmi in questi primi mesi dell’anno. E gli ordigni, lanciati ora a pioggia dai russi, rischiano di bucare lo scudo aereo
roprio come accadeva nei primi mesi di guerra, la popolazione di Kiev torna a rifugiarsi nella metropolitana per i continui attacchi aerei. L’intensità dei raid è quella di tre anni fa

roprio come accadeva nei primi mesi di guerra, la popolazione di Kiev torna a rifugiarsi nella metropolitana per i continui attacchi aerei. L’intensità dei raid è quella di tre anni fa - Ansa

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Le fiamme e il fumo avvolgono ancora il magazzino. «Sono passate ore dalle sei esplosioni che ci hanno svegliato all’alba», racconta Olena Vasylenko. È la vigilante che faceva il turno di notte nella guardiola a uno degli ingressi del polo logistico nella prima periferia di Kiev finito nel mirino di Mosca. Devastato da uno sciame di droni volati sulla capitale. Il cratere più ampio è accanto alla idro-gru dei vigili del fuoco. «Sono depositi di generi alimentari e di farmaci. Tutti edifici civili – chiarisce Pavlo Petrenko, impiegato nella principale ditta di stoccaggio –. E in un’area circondata di casette basse». Nessun obiettivo militare: come quelli invocati ogni volta dal Cremlino per giustificare un blitz. L’odore è acre. I medicinali in fiamme fanno bruciare la gola. A partire da quelle dei sessanta pompieri in azione. «Per noi sono ormai interventi quotidiani», commenta Artem Kulik, portavoce di una delle squadre impegnate.

Il cratere lasciato da uno dei droni russi che hanno bombardato il centro logistico a Kiev

Il cratere lasciato da uno dei droni russi che hanno bombardato il centro logistico a Kiev - Gambassi

Numeri alla mano, Kiev è tornata sotto il fuoco russo che arriva dal cielo. Non accadeva dall’inizio della guerra. Complice l’elezione di Donald Trump alla Casa Bianca e l’apertura dei negoziati, Mosca ha scelto di accanirsi sulla capitale investendola di droni e missili. Per terrorizzare la città-simbolo dell’Ucraina. Ma a far balzare la metropoli a tre anni fa sono anche le dichiarazioni del capo delle forze armate ucraine, Oleksandr Syrsky, che ventila una nuova offensiva via terra sulla città dalla Bielorussia, simile a quella delle prime settimane del conflitto, e che ipotizza di mobilitare fino a 30mila nuovi soldati al mese.

Il posto di guardia colpito da uno dei droni russi che hanno bombardato il centro logistico a Kiev

Il posto di guardia colpito da uno dei droni russi che hanno bombardato il centro logistico a Kiev - Gambassi

«Viviamo appesi a un filo, fra notizie di incursioni e allarmi che ci paralizzano», sospira Oksana Holovko che gestisce un piccolo bar di fronte al teatro dell’Opera nazionale. Ancora aperto. Ma, come tutta la città, costretto a fermarsi quando suonano le sirene. Si bloccano i bus; si paralizzano i treni che attraversano i ponti sul fiume Dnepr, al centro della capitale; chiudono i grandi magazzini; si corre nelle stazioni della metropolitana che diventano rifugi. Dall’inizio del 2025, gli allarmi antiaerei sono scattati 395 volte fra il capoluogo e la regione, certifica il sito Air-allarms. Dopo le oblast lungo la linea del fronte e a ridosso del confine russo, è quella maggiormente presa di mira. Con ordigni lanciati a pioggia e quindi capaci di neutralizzare lo “scudo aereo” voluto della autorità nazionali che aveva fatto di Kiev «una delle città più al riparo dai bombardamenti al mondo», raccontano lungo le strade. Il cambio di tattica russo e la decisione di impiegare armi e risorse per i raid massicci sulla capitale hanno portato a registrare 116 esplosioni negli ultimi cento giorni. Tre i morti soltanto a marzo. Non è un caso che l’amministrazione comunale abbia già lanciato l’allarme per la Pasqua: «Chiediamo ai leader religiosi di limitare le celebrazioni pasquali e di garantire il massimo numero di trasmissioni online dagli edifici di culto. Inoltre, dato l’aumento del rischio di attacchi, invitiamo ad adottare le misure di sicurezza necessarie durante le liturgie: in particolare, informando le comunità sulle procedure da seguire in caso di attacco e predisponendo percorsi facili per raggiungere i rifugi più vicini».


Sono vortici di ordigni quelli che si abbattono su Kiev, stando alle carte che ricostruiscono i raid più recenti: fino a trenta i droni che in contemporanea vengono indirizzati verso la città da sud e da est; o, com’è successo a inizio aprile, sei i missili balistici che li accompagnano ma «solo uno è stato intercettato», rende noto il comando dell’Aeronautica militare. A far crescere il panico è anche l’ennesima trasformazione russa che è stata apportata ai droni: non più solo velivoli kamikaze, ma anche in grado di «disperdere oggetti esplosivi». Come piccoli tubi neri in plastica che deflagrano a distanza di tempo: ne possono far cadere «fino a trenta», spiega il ministero degli Interni. E la stampa locale avverte: «A Kiev sono già stati individuati».

Andriy Verlatyi, fondatore della brigata partigiana Dftg formata da 150 volontari civili che abbatte i droni sui cieli di Kiev

Andriy Verlatyi, fondatore della brigata partigiana Dftg formata da 150 volontari civili che abbatte i droni sui cieli di Kiev - Gambassi

«C’è bisogno dell’aiuto di tutti per difendere la capitale», sostiene Andriy Verlatyi, fondatore della brigata Dftg. Centocinquanta volontari, tutti civili o militari in congedo, che sono pronti a partire con i loro pickup su cui montano le mitragliatrici per abbattere i bersagli aerei nei cieli intorno alla città. «Giorno e notte», sottolinea. Le donne sono oltre la metà. Una «formazione partigiana», la definisce l’ex soldato che l’ha ideata. Nata nei primi giorni di conflitto, fra febbraio e marzo 2022, per «cacciare l’invasore delle nostre terre: Bucha e Irpin». Le cittadine a trenta chilometri da Kiev, diventate campo di battaglia dove «abbiamo fermato l’avanzata di Putin», aggiunge Andriy.

La brigata partigiana Dftg formata da 150 volontari civili che abbatte i droni sui cieli di Kiev

La brigata partigiana Dftg formata da 150 volontari civili che abbatte i droni sui cieli di Kiev - Gambassi

Oggi il nemico che punta verso la capitale ha messo le ali. Quattro i gruppi mobili che la brigata coordina. «Vorremmo arrivare a dieci. La caccia ai droni è sempre più difficile. Spesso ne vengono usati due in parallelo: uno per avvistare l’obiettivo; l’altro per colpirlo. Ci appostiamo fuori dai centri urbani. Perché quando un drone esplode anche in aria, può causare gravi danni. E serve proteggere la popolazione». Andriy torna a tre anni fa. «Potrà succedere di nuovo l’assalto a Kiev? Noi ci saremo sempre per salvarla». Il riferimento è alle parole di Syrsky che annuncia le prove di esercitazioni congiunte fra gli eserciti di Russia e Bielorussia. Come alla vigilia della guerra. «Non si può escludere uno scenario analogo a quello del 2022 – afferma il generale – quando sotto le mentite spoglie delle esercitazioni venne lanciata l’invasione su vasta scala». E la colonna di mezzi blindati e di truppe che dalla Bielorussia era partito aveva un’unica meta: la capitale.

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