lunedì 16 settembre 2013
Oltre cento autisti hanno incrociato le braccia, rifiutandosi di riaccompagnare a casa gli alunni dopo averli portati a scuola. Quattromila gli scolari rimasti a piedi. Le famiglie accusano le scuole: nessuna informazione. Denunciati i promotori dell'agitazione: nell'emirato è vietato lo sciopero. (Anna Maria Brogi)
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Quando si dice sciopero selvaggio: l’autista dello scuolabus ti porta il figlio a scuola e poi, all’uscita, si rifiuta di riaccompagnarlo. Magari in una grande città e senza avvertire le autorità scolastiche. E’ successo in Qatar, scatenando il panico tra migliaia di genitori. Una premessa è d’obbligo: nel Paese lo sciopero è vietato, al pari dei sindacati. E dunque l’azienda di trasporto Al Watan International and Contracting Company mai si sarebbe aspettata che i suoi dipendenti, oltre cento autisti di bus scolastici, passassero dalle minacce alle vie di fatto. Dopo mesi di proteste per i bassi stipendi – 260 euro mensili che non aumentano da cinque anni – l’altra mattina hanno informato i loro dirigenti che non avrebbero effettuato il servizio del ritorno. “L’azienda ci ha totalmente ignorato – hanno detto gli autisti ai giornali di Doha – e siamo stati costretti ad agire”. Così quattromila scolari, di tre istituti scolastici, sono rimasti a piedi. “Quando abbiamo saputo dello sciopero abbiamo inviato Sms a tutti i genitori e abbiamo anche cercato di contattarli al telefono” si difende il direttore della Doha Modern Indian School, Jai Gopal Jindal, letteralmente assediato dai padri infuriati. Secondo la versione delle famiglie, l’informazione sarebbe arrivata con ore di ritardo, spesso grazie ai primi genitori accorsi sul posto per cercare i figli. “Ho provato a chiamare la scuola ma le linee erano occupate – ha raccontato una madre – e neanche l’autista dello scuolabus rispondeva sul telefonino”. E’ la prima volta che in Qatar si registra uno sciopero e la vicenda ha avuto un certo risalto sui giornali dell’emirato. Gli scioperanti sono stati denunciati alla polizia.
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