giovedì 28 febbraio 2013
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​PEr la Grecia è la grande occasione per dimostrare che è pronta a scrollarsi di dosso un passato fatto di corruzione e connessioni politiche e aprirsi alle sfide del mercato globale. Il programma di privatizzazioni è il fiore all’occhiello del governo di salvezza nazionale guidato da Antonis Samaras, che mira a fare entrare entro il 2015 15 miliardi di euro di investimenti. Un primo, importante accordo, salutato dai quotidiani locali come una speranza per il futuro, è stato raggiunto. L’americana NCH Capital ha ricevuto per 23 milioni di euro il diritto di utilizzare un tratto di costa per 99 anni sull’isola di Corfù. L’investimento totale sarà di 75 milioni di dollari e creerà nuovi posti di lavoro. La firma è arrivata in un momento quanto mai opportuno. In questi giorni una delegazione del Fondo monetario internazionale (Fmi) – uno dei tre componenti della Troika insieme a Ue e Bce – è in Grecia per valutare i progressi del Paese, e il ministro delle Finanze, Yannis Stournaras, è ansioso di dimostrare ai creditori internazionali, che hanno garantito all’Ellade un maxiprestito da 240 miliardi di euro, che Atene è affidabile. Per questo, a fine gennaio, è tornato a ripetere in Parlamento che il programma di privatizzazione ha «la priorità assoluta». La cessione agli investitori degli asset statali dovrebbe anche porre fine al rapporto clientelare fra beni dello Stato e politica, dove i “gioielli di famiglia” dell’economia nazionale hanno sempre rappresentato merce di scambio e serbatoi di voti. Per questo sia dentro sia fuori il governo di coalizione guidato dai conservatori di Nea Demokratia, i malumori fra i partiti aumentano. «Ci sono diverse difficoltà connesse al processo di privatizzazione – spiega ad Avvenire Vangelis Mandravelis, economista ed editorialista del quotidiano Kathimerini –. La prima è che il potere politico per primo non ama privatizzare perché meno asset pubblici vuole dire anche meno potere. La seconda è che ci sono molti interessi anche da parte degli oligarchi greci. La terza, infine, è che c’è una mancanza di esperienza nel gestire questi processi. In un certo senso ci dobbiamo preparare». Fino al 2009, prima dell’inizio della crisi, i risultati delle privatizzazioni in Grecia sono stati scarsi. Ma stavolta il governo ha messo sul piatto 28 asset. Fra questi ci sono la Compagnia ferroviaria greca (Ose), la Public Power Corporaton (PPC), il maggiore produttore e distributore di energia nel Paese, la compagnia statale per il gioco d’azzardo (Opap). A queste vanno aggiunte anche le concessioni per la gestione dei porti del Pireo e di Salonicco, nonché altri 10 scali marittimi regionali. L’occasione è imperdibile, ma rimane il nodo politico: Syriza, il Partito di estrema sinistra, rivelazione delle ultime elezioni, è pronto a prestare il fianco ai sindacati, sul piede di guerra contro il governo.
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