mercoledì 20 marzo 2019
La decisione è stata presa ad ampia maggioranza, con 190 voti a favore e 3 contrari. Per il premier di Budapest è stato raggiunto un «compromesso»
Il leader ungherese Orbán. Il suo partito è stato sospeso dal Ppe (Ansa)

Il leader ungherese Orbán. Il suo partito è stato sospeso dal Ppe (Ansa)

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Alla fine l’attesa sospensione di Viktor Orbán e del suo partito Fidesz dal Ppe è arrivata. «Non vi sarà – ha affermato via Twitter Joseph Daul, presidente del partito – alcuna partecipazione a riunioni del partito, nessun diritto di voto, nessun diritto di presentare candidati per cariche interne». Il drammone si è svolto in circa tre ore e mezza all’assemblea politica del Ppe a Bruxelles, con la presenza dello stesso premier ungherese e della leader della Cdu, il più importante membro Ppe, Annegrett Kramp-Karrenbauer.

Sventata, allo stesso tempo, la richiesta di totale espulsione avanzata da 13 partiti membri del Ppe, soprattutto nordici.

Orbán si è presentato come un vincitore, «posso condividere la lieta notizia – ha dichiarato – che il Ppe ha preso una buona decisione. Ha mantenuto l’unità e possiamo continuare una campagna unitaria, potremo continuare a sostenere Weber».

«Abbiamo preso una decisione congiunta, per cui abbiamo votato noi stessi», ha aggiunto. Proprio questa è la chiave: la decisione viene presentata come un’«autosospensione» proposta dallo stesso Fidesz, «ho insistito sul fatto che nessuno può sospenderci – ha detto Orbán – siamo noi che volontariamente abbiamo sospeso i nostri diritti». A scanso di equivoci, il premier ribadisce «che non vogliamo cambiare le nostre politiche», a cominciare dal no alla migrazione. «Noi ungheresi abbiamo dimostrato che, se si vuole, la migrazione si può fermare. E lo stesso ha fatto Matteo Salvini, per cui ho grande rispetto, che ha dimostrato che si può fermare persino per mare».

«Il Ppe – si legge nel testo finale – è un partito di valori», con «un impegno per una Ue fondata sui valori del rispetto della dignità umana, libertà di religione, libertà di espressione e associazione, democrazia, uguaglianza, Stato di diritto e rispetto dei diritti umani, incluso delle minoranze». E «tutti i membri del Ppe devono rispettare questi principi».

Nel testo si chiede a Fidesz lo stop alla campagna «a base di fake news» contro il presidente della Commissione Europea Jean-Claude Juncker accusato di voler inondare di migranti l’Europa. Fidesz deve riconoscere che questa campagna «ha causato considerevole danno politico». «Mai fatto campagna contro Juncker – ha però replicato Orbán – la nostra è stata una mera campagna di informazione. Comunque è finita». Il premier dovrà inoltre permettere alla Central European University del magnate ungaro-americano George Soros, odiato da Orbán, di restare a Budapest, la soluzione potrebbe essere arrivata dalla Baviera, che pagherà i docenti.


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