sabato 5 ottobre 2019
Domani alle urne. Stabilità, crescita doppia rispetto all’Europa, disoccupazione al minimo storico: la vittoria è scontata. Ma il premier socialista dovrà rinegoziare con gli alleati a sinistra
Il premier portoghese Antonio Costa nel centro di Lisbona (Ansa)

Il premier portoghese Antonio Costa nel centro di Lisbona (Ansa)

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«Dobbiamo restare fastidiosamente ottimismi, non ci accontentiamo di quanto abbiamo già raggiunto». Nel quartiere generale socialista al Largo Rato, nel centro di Lisbona, le parole di António Costa sono un mantra. Anche se i sondaggi dell’ultima ora hanno ridotto l’ampio vantaggio sul centrodestra. Il premier le ha ripetute anche ieri sera al Coliseu di Porto, nel gremito meeting di chiusura della campagna, in cui non si è risparmiato. Per il voto di domani, ha battuto il Paese da Chaves, nel profondo nord, a Faro sulle spiagge dell’Algarve. Due “besinhos” qui, un abbraccio là, il sorriso franco nel contatto diretto con gli elettori, mentre l’avversario del Psd di centrodestra, Rui Rio, ha limitato gli incontri a un pubblico selezionato.
«Abbiamo avuto 4 anni di stabilità e la Spagna ha avuto 4 elezioni in 4 anni», ha infierito Costa nell’unico duello tv, sfruttando l’impasse del vicino iberico, che tornerà alle urne il 10 novembre. A maggiore vanto della “via portoghese” inaugurata nel 2015, con il governo minoritario socialista sostenuto da eco-comunisti e dal Bloco de Esquerda, affine a Podemos. Ridicolizzata agli esordi come la “geringonça”, un pastrocchio. E, contro tutti i pronostici, divenuta sinonimo di successo della sinistra europea. Il vivace laboratorio politico-economico che, in contropiede sull’austerità imposta a suo tempo dalla Troika per il salvataggio da 78 miliardi, ha operato il piccolo miracolo lusitano. E rilanciato Lisbona come una delle capitali più dinamiche del continente.
«Mario Centeno, il nostro Cristiano Ronaldo delle Finanze, ha confessato in una recente intervista il panico provato ai primi tempi», rileva Fernando Alexandre, della Ecola de Economia e Gestäo dell’Università del Minho. «Ora è a capo dell’Eurogruppo e insiste sulla necessità di riforme per la nuova fase di crescita che passano per investimenti ed export». Ortodossia nel controllo della spesa e politiche di sinistra. Sembrava un’equazione impossibile dopo la ricetta amarissima applicata dal conservatore Pedro Passos-Coelho, in carica fino a quattro anni fa.
I portoghesi ringraziano e non ci dovrebbero essere sorprese nelle urne. È probabile che il Ps debba di nuovo negoziare con gli alleati a sinistra, il Bloco guidato da Catarina Martins, stabile al 10%, che per ora non esige di entrare nel governo. Nemmeno lo reclama Jerónimo de Sousa il capo carismatico del Pcp, che pure ha pagato con l’erosione il sostegno ai socialisti. «Sono stati anni di azione e lotta, con risultati concreti. Ne è valsa la pena», ha riconosciuto. La ripresa sostenuta, visibile nel grande cantiere della capitale e ininterrotta da quando Costa è al governo, è confermata dalla crescita del 2,4% nel 2018, doppia della media Ue; dalla disoccupazione al minimo storico del 6,3%; dal deficit divenuto surpluss, anche se il debito pubblico resta al 121% del Pil. Centeno ha promesso 10 miliardi in infrastrutture ferroviarie, scuole e ospedali, ma senza abbandonare la disciplina del deficit. «È un motivo di conflitto per il blocco di sinistra, che considera sistema sanitario ed educazione i più penalizzati, con la fuga all’estero di migliaia di medici e 15mila infermieri, alla ricerca di migliori condizioni di lavoro», afferma l’economista Francisco Louça, fondatore del Bloco.
«Soprattutto, è cambiato il linguaggio politico: il governo non veniva più a togliere ai cittadini, ma a dare loro rispetto», riassume Pilar del Rio, giornalista e traduttrice, vedova del Nobel José Saramago. Dal suo studio con vista sul Tajo alla Casa dos Bicos, sede della Fondazione intitolata allo scrittore che presiede, Pilar contempla il brulichio di turisti, che sbarcano a frotte dalle navi crociera. E a grappoli sostano sotto l’antico olivo dove sono sepolte le ceneri di Saramago.
Il boom del turismo è uno dei motori del miracolo. Attratti dai benefici fiscali, molti dei residenti stranieri sono pensionati favoriti da una legge che per 10 anni garantisce l’esenzione totale sul reddito. «Sono il 30% degli italiani residenti, aumentati nell’ultimo anno e mezzo da 11mila a 15.600, fra i soli iscritti all’Aire. Ma l’interesse per la proiezione economica e il circuito virtuoso ha attratto anche importanti imprese e tanti giovani, in un Paese inclusivo per storia e cultura», spiega l’ambasciatore d’Italia in Portogallo, Uberto Vanni d’Archirafi,.
L’altra faccia della medaglia è la “gentrificazione” dei centri storici della capitale e di Oporto, con l’espulsione del ceti medi e più vulnerabili, per l’escalation dei prezzi delle case, aumentati del 70% nell’ultimo lustro per l’invasione di Airbnb turistici e fondi speculativi, stando al report de El Confidencial Imobiliário. Uno dei sintomi di «vulnerabilità e precarietà di una crescita basata sulla domanda esterna», secondo José Reis, coordinatore dell’Osservatorio su Crisi e Alternativa dell’Università di Coimbra. E, però, fra le tante luci prevalenti sulle ombre, la domanda è: ci sarà “gerigonça” da lunedì? «L’aggeggio ha sempre funzionato, fin dal primo giorno», ha ammesso Antonio Costa, costretto infine a rinunciare alla chimera della maggioranza assoluta, per i contraccolpi ritardati dello scandalo Tanco, il furto di un arsenale militare nel 2017, coperto dal ministro della difesa, imputato di abuso d’ufficio.

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