martedì 13 giugno 2017
La Chiesa papauna è intervenuta per richiedere al governo l'annullamento dell'espulsione di Doug Tennent, ma l'ufficio immigrazione non ha esitato a eseguire l'allontanamento coatto dal Paese
Espulso missionario: era in prima linea nella difesa della terra
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Doug Tennent, un ex avvocato e missionario cattolico che ha vissuto più di trent'anni in Papua Nuova Guinea e nelle isole Salomone, è stato espulso lunedì scorso dall'ufficio immigrazione papuano. La notizia è stata riportata dal Sismografo e alcuni dettagli in più sono stati forniti attraverso Facebook dalla religiosa Daisy Lisania che lavora per la radio e il giornale diocesano dell'arcidiocesi di Rabaul.

Secondo quanto è stato riportato il provvedimento è stato preso in seguito all'infrazione delle condizioni di permesso di soggiorno che il missionario avrebbe compiuto ma, secondo alcuni media locali, sembra che la causa principale sia l'appoggio legale che Tennent ha fornito alle popolazioni indigene nel processo contro una azienda malese esportatrice di legname e di olio di palma.
L'arcivescovo di Rabaul, Francesco Panfilo, ha spiegato a radio ABC che il missionario cattolico da anni è coinvolto in progetti, avviati dalla Chiesa, per restituire in maniera equa alla popolazione locale vasti territori destinati al disboscamento e alle colture intensive, in precedenza sfruttati da grandi compagnie straniere. La Chiesa papauna è prontamente intervenuta per richiedere al governo l'annullamento dell'espulsione ma l'ufficio immigrazione non ha esitato a perfezionare l'allontanamento coatto, imbarcando Tennent su un aereo per la Nuova Zelanda.

L'arcivescovo Panfilo ha confermato che proprio l'ultimo impegno del missionario - una consulenza legale agli abitanti del remoto distretto di Pomio, nella East New Britain, finalizzata a rinegoziare la concessione di disboscamento già ottenuta dalla compagnia malese Rimbunan Hijau - potrebbe essere all'origine dell'espulsione. Gli abitanti del posto, temendo di vedere completamente rovinate le loro risorse naturali, avrebbero avviato un procedimento legale, reclamando condizioni di sfruttamento più eque e chiedendo garanzie di salvaguardia del territorio, destinato a coltivazioni di palme da olio. Un procedimento che avrebbe ottenuto come risposta l'espulsione del missionario difensore della terra e che sta destando non poche perplessità in seno a tutta la comunità e alla Chiesa locale.

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