venerdì 31 luglio 2020
La sentenza del Tribunale di Faisalabad apre una speranza per le tante ragazze cristiane costrette alla conversione forzata all'islam. Riconosciuta la minore età, andrà in una casa di accoglienza
Un ritratto di Maira Shahbaz

Un ritratto di Maira Shahbaz - .

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Prima sentenza in Pakistan contro il dramma delle spose-bambine: il Tribunale di Faisalabad ha certificato che Maira Shahbaz ha davvero 14 anni, non è maggiorenne come avevano stabilito i giudici in precedenza, e quindi il suo matrimonio con il musulmano Mohamad Nakash non è regolare.

Maira, cattolica di Madina Town, era stata rapita da un uomo, il musulmano Mohamad Nakash e due complici armati lo scorso 28 aprile (LEGGI QUI) e, come è pratica diffusa, costretta alla conversione all'islam e al matrimonio con il suo rapitore. La madre della giovane, ripresasi dallo choc, aveva denunciato il fatto, ma il Tribunale di primo grado aveva preferito credere al rapitore/marito, dando per buona la maggiore età della ragazza. La madre, sostenuta dalla fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa che soffre, avevano presentato ricorso.

Oggi il rovesciamento della sentenza, basato sul riconoscimento del certificato di nascita di Maira quale prova della sua minore età al tempo del presunto matrimonio. Il giudice ha preso un'altra decisione che si può ben definire storica: la minorenne dovrà lasciare l'abitazione del sequestratore, per trasferirsi a Dar ul Aman, un rifugio per donne, a condizione che non abbia contatti con i familiari.

Maira vi alloggerà fino al momento della sentenza definitiva dell'Alta Corte di Lahore, innanzi alla quale è stata fissata un'udienza la prossima settimana. È stata inoltre emessa una prima relazione informativa (FIR - First Information Report) nei confronti del presunto rapitore il quale, insieme a due complici, è accusato di sequestro ed esibizione di un falso certificato di matrimonio. Il religioso islamico citato nello stesso certificato ha negato il proprio coinvolgimento, e anche questa è una notizia molto positiva.

Mohamad Nakash, già sposato e padre di due figli, ha reagito ottenendo una prima relazione informativa nei confronti della madre dell'adolescente, Nighat Shahbaz, e dell'attivista per i diritti umani, Lala Daniel, per presunte molestie.

In un colloquio con la fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa che Soffre, la stessa Lala Daniel ha sottolineato che "se la polizia e i
tribunali sanno di essere seguiti dall'opinione pubblica occidentale saranno indotti a seguire la legge invece di cedere ai gruppi estremisti che non sono a favore dei cristiani". Lala Daniel ha aggiunto che il trasferimento di Maira dalla casa del rapitore è "un miracolo".

Khalil Tahir Sandhu, legale di Maira e dei suoi familiari nel processo innanzi l'Alta Corte di Lahore, ha riferito ad Aiuto alla Chiesa che Soffre che per quanto riguarda le prove per dimostrare la minore età di Maira sono "su basi solide grazie al certificato di nascita e altri documenti ufficiali" e quindi confida "in un esito positivo".

La vicenda di Maira ricorda quella di Huma Younus, adolescente cristiana rapita nell'ottobre 2019 a Karachi. La sua situazione è complicata dal fatto che Huma è incinta. Il 20 luglio si è però aperto uno spiragli di speranza anche per lei: il Tribunale di Karachi ha emesso un ordine di comparizione dinanzi alla Corte per il sequstratore della 15enne (ne aveva 14 quando è stata rapita) e per i suoi complici nel sequestro. Anche nel suo caso, secondo Aiuto alla Chiesa che soffre, sarebbe stata riconosciuta la minore età, elemento importante perché in Pakistan l'età minima per sposarsi è 18 anni. Una legge che innesca un perenne braccio di ferro con le corti islamiche, che invece ammettono un'età anche di molto inferiore, corrispondente al primociclo mestruale.

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