martedì 11 novembre 2014
La testimonianza appello di un missionario dalla Sierra Leone: «L’urlo continuo delle sirene delle ambulanze ci dice che la morte è intorno a noi»
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«La grave crisi umanitaria causata dalla recente epidemia di virus ebola in Africa Occidentale» è stata al centro del cordiale colloquio, tenutosi ieri, tra papa Francesco e John Dramani Mahama, presidente della Repubblica del Ghana, nel corso del quale è stato sottolineato anche «il positivo contributo che la Chiesa Cattolica offre in ambito sociale, educativo e sanitario, nonché per la promozione del dialogo tra le diverse componenti della società». Il virus, intanto, continua seminare morte. L’ultimo bilancio dell’Oms parla di 13.268 i casi e 4.960 i decessi. Il Paese più colpito rimane la Liberia, seguita dalla Sierra Leone e dalla Guinea: questi tre Stati insieme arrivano a 13.241 casi e 4.950 morti. Nel report totale dell’emergenza ci sono anche Paesi come il Mali, un caso e un decesso, gli Stati Uniti (4 contagi e un decesso), il Senegal (solo un contagio) come la Spagna. E infine la Nigeria, con 20 casi e 8 morti.Caro direttore, con queste parole voglio ringraziare tutti coloro che dall’Italia sono in comunione con noi e ci assicurano una solidarietà concreta e veramente impensata nella difficile che stiamo vivendo in Sierra Leone. Non sembri strano che io oggi vi chieda di unirvi a me per un momento di preghiera. Abbiamo bisogno di vivere la presenza di Dio, la sua volontà di bene e il suo amore salvifico. Il nostro è un Dio amante della vita e fonte della gioia. A lui ci rivolgiamo in questo momento di grave sofferenza di una intera nazione. Ancora non vediamo barlumi di speranza, anzi le nude cifre parlano di incremento del contagio e della morte. Oggi ebola colpisce ad una velocità 9 volte maggiore di due mesi fa. Soprattutto nelle aree periferiche rurali – Waterloo, Morabie – con 12 nuovi casi ogni giorno, all’inizio settembre erano 1,3. E in Freetown, la capitale, si registra un aumento di casi 6 volte maggiore di due mesi fa. L’urlo continuo delle sirene delle ambulanze è un monito a essere attenti, prudenti, ma ci dice anche che la morte è intorno a noi. 5.000 persone sono morte e 10.000 almeno sono state infettate. Le strutture sanitarie sono al collasso; mancano posti letto, malati di ebola giacciono all’aperto nei cortili dei centri sanitari. Quando li ho visti mi sono detto che è disumano morire così. Molta gente non lavora più, non guadagna, è in quarantena, non può uscire dalle case, ma ha ugualmente bisogno di nutrirsi per sopravvivere. Ho conosciuto in questo periodo una sorprendente, impensabile generosità di tanti amici, anche di gente che non mi conosce, ma che vuole ugualmente partecipare alla gara di solidarietà per la salvezza di tante persone. Soprattutto i bambini; il 20% dei malati di ebola sono bambini; con le scuole chiuse, essi sono confinati in casa, invitati a non frequentare amici con cui prima condividevano la gioia del gioco e la vita, perché il nemico è invisibile, è pronto a colpire dove meno te lo aspetti. Che il contagio si fermi! Per questo la nostra preghiera e per questo gli sforzi continui di tanta gente di buona volontà che mette a repentaglio la propria vita per la salvezza altrui. Ai medici, agli infermieri, a loro la nostra ammirazione e il nostro grazie. Che il sacrificio di questi uomini e queste donne non sia vano. Un nemico invisibile e letale si è insinuato in mezzo a noi. Noi niente possiamo contro di lui, ma tu lo vedi, Signore, tu lo conosci, tu sei più forte di lui. Aiutaci a sconfiggerlo. Vedi quanta gente di buona volontà è disponibile a donare la propria vita, il proprio tempo, le proprie risorse per lottare contro; fa’ che tutto questo sforzo non sia vano, che questo grande, collettivo gesto di amore sia più forte della forza della male e ci porti ancora a vivere nella gioia e a lottare insieme per un mondo migliore. E che la Santa Madre di Dio ci dia la sua protezione, ci aiuti a trovare rifugio, ci liberi dai pericoli.
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