sabato 14 maggio 2011
Un editto di condanna contro Italia, Francia, Gran Bretagna e altri Paesi è stato emanato a Brega dopo che in un raid sarebbero morti 11 imam. Lunedì la richiesta d’arresto di Gheddafi alla Corte penale dell’Aja. 
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Gli Stati Uniti considerano il Consiglio nazionale di transizione libico un "interlocutore legittimo e credibile" pur non riconoscendo ufficialmente il Cnt. Ricevendo ieri per la prima volta alla Casa Bianca il leader del Cnt Mahmud Jibril, il consigliere per la Sicurezza Nazionale Tom Donilon ha definito il Consiglio nazionale di transizione una voce "legittima" che rappresenta il popololibico. "Inoltre Donilon ha sottolineato come Gheddafi abbia perso la sua legittimità", ha spiegato la Casa Bianca in una nota non facendo alcun riferimento a un possibile incontro tra il leader degli insorti e il presidente Usa Barack Obama nonostante le indiscrezioni circolate ieri su una loro riunione informale. Qualche giorno fa Jibril aveva detto di attendersi un riconoscimento ufficiale da parte di Washington, dopo quelli di Francia, Qatar, Italia e Regno Unito.Il raid della Nato perpetrato ieri a Brega è costato la vita a 11 imam; a denunciarlo il regime libico di Muammar Gheddafi che ha condannato duramente l'azione dell'Alleanza atlantica annunciando per oggi i funerali delle vittime. Almeno 50 le persone ferite nel raid Nato, cinque delle quali in condizioni gravi, ha spiegato il portavoce del governo Mussa Ibrahim nel corso di una conferenza stampa a Tripoli. La Nato, in una nota, ha fatto sapere che nell'attacco di ieri è stato distrutto un bunker dove il regime di Gheddafi "stava coordinando i raid contro la popolazione civile libica". "Siamo a conoscenza delle accuse secondo cui sarebbero morti dei civili a Brega. Anche se questo tipo di notizie non possono essere riscontrate indipendentemente, esprimiamo sempre rammarico per la perdita di ogni vita innocente", aggiunge.Da Tripoli un altro imam, identificato come Noureddin al-Mijrah, ha lanciato una sorta di 'fatwà, un editto di condanna, nei confronti dei cittadini di alcuni dei Paesi che partecipano alla campagna militare sotto comando atlantico contro il regime di Muammar Gheddafi. Il religioso ha infatti rivolto un appello ai "musulmani nel mondo intero" affinché, per ogni vittima del raid a Brega, siano uccise un migliaio di persone appartenenti a Paesi quali "Francia, Italia, Danimarca, Gran Bretagna, Qatar ed Emirati Arabi Uniti", tutti egualmente indicati come legittimi obiettivi. Diverse centinaia di persone hanno assistito ai funerali di 11 imam uccisi, secondo il regime di Muammar Gheddafi, da un raid della Nato ieri a Brega. La folla, radunata in un cimitero di Chatia al Henchir, a est di Tripoli, ha scandito slogan come "jihad, jihad", "martiri della Libia" e "Dio, la Libia e Muammar". Il comandante Khoulidi al-Hamidi, compagno di lunga data del Colonnello, ha partecipato alla cerimonia nel corso della quale sono stati sparati colpi in aria, mentre una ventina di donne innalzava ritratti di Gheddafi.NEL MIRINO DELLA CORTE PENALE DELL'ONUMuamar Gheddafi non sarà nel mirino dei caccia Nato, come insistono a ripetere i comandi da Bruxelles, ma è finito dentro quello della Corte penale internazionale dell’Aja (Cpi). Il procuratore Luis Moreno Ocampo ha annunciato che lunedì chiederà ai giudici del Tribunale Onu di spiccare un mandato d’arresto contro «tre persone che sembrano avere la responsabilità maggiore» nei crimini contro l’umanità commessi in Libia. Si tratta del Colonnello, di suo figlio Saif al-Islam e del cognato Abdullah Al-Senussi, che è capo dell’intelligence. La mossa segna una svolta nel conflitto libico che era da giorni nell’aria. Il cerchio intorno al regime si sta stringendo e l’Alleanza sembra aver deciso di arrivare alla resa dei conti. Anche se lui, il Colonnello, non molla. Per disinnescare i sospetti sulla sua morte circolati negli ultimi giorni, ieri, in serata, è tornato a farsi sentire con un messaggio audio alla tv di Stato in cui fa riferimento ad episodi recenti. Nella registrazione, che comunque non dissipa i dubbi sul suo stato di salute, Gheddafi dice di essere in un posto in cui non può essere raggiunto – «le bombe della Nato non possono colpirmi perché io sono nel cuore di milioni di libici» – e condanna gli attacchi Nato di giovedì, definendoli «vigliacchi», contro il suo rifugio-bunker di Bab-al-Azizia. L’emittente ha inoltre annunciato un discorso del rais in tv.Era stato il ministro degli Esteri Franco Frattini a ipotizzare, nel pomeriggio, che Gheddafi fosse ferito e in fuga dalla capitale. «Tendo ad accreditare la tesi di Martinelli – il vicario apostolico di Tripoli – secondo cui Gheddafi è probabilmente ferito e non si trova più nella capitale», aveva detto. Più tardi, lo stesso Martinelli aveva tenuto però a precisare: «Non ho mai affermato che Gheddafi sia stato ferito in una forma grave o che sia morto». «Credo che Gheddafi sia a Tripoli – aveva aggiunto –, non ho elementi per affermare che sia andato all’estero». A smentire che il rais sia stato ferito era stato prima il portavoce del governo libico, Ibrahim Moussa, secondo il quale il Colonnello «è in buona salute, il suo morale è alto», e, da Tripoli, «sta guidando il Paese giorno per giorno». Comunque sia, i segnali di cedimento dell’apparato di regime sembrano moltiplicarsi. E a confermalo, ieri, è stato sempre Frattini: «Quello che speravamo, ovvero che la situazione implodesse dall’interno», si sta verificando, ha detto. Questo anche grazie all’intensificarsi delle pressioni Nato. I bombardamenti su Tripoli continuano e i numeri parlano di un’intensificazione dei sorvoli. L’Alleanza insiste però a negare un’escalation, limitandosi a evidenziare «progressi reali» nella distruzione «della macchina militare del regime». Ieri i comandi di Bruxelles hanno piuttosto voluto sottolineare che la decisione del Cpi non cambierà la sostanza dell’intervento e che, se anche verrà spiccato un mandato d’arresto contro il rais, lui continuerà a «non essere un target in quanto individuo».Le responsabilità del Colonnello verranno però finalmente indagate. Secondo la portavoce della Cpi, le prove raccolte dal procuratore Ocampo giustificano una richiesta di arresto per due categorie di crimini contro l’umanità: la morte e la persecuzione. «Le prove mostrano che le forze di sicurezza libiche hanno condotto attacchi sistematici e su grande scala contro la popolazione civile», ha dichiarato l’ufficio del procuratore. Esisterebbero inoltre informazioni «pertinenti» su crimini come lo stupro e attacchi contro immigrati in Libia, scambiati per mercenari.Intanto, è di nuovo polemica sulla questione delle vittime civili dei raid alleati. Ieri la tv di regime Al-Jamahiriya ha denunciato che almeno 16 civili sarebbero rimasti uccisi e altri 40 feriti in un bombardamento della Coalizione su Marsa el-Brega, nell’est del Paese. Undici di loro, ha detto il governo, sarebbero religiosi islamici. Secondo l’emittente, stata colpita una foresteria. La tv ha mostrato le immagini di nove cadaveri avvolti in teli e coperte senza però dichiarare dove fossero state girate. La Nato ha detto di non avere notizie in proposito: «Non so nulla di attacchi su Brega», ha tagliato corto il portavoce Mike Bracken. «Ci risulta – ha spiegato – che sia stato compiuto invece un raid due notti fa a Tripoli, che ha distrutto un bunker C2, ovvero di comando e controllo». Barbara Uglietti
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