venerdì 18 ottobre 2013
​​Il presidente del Consiglio ricevuto alla Casa Bianca Fastidio per i malumori provenienti da Roma: «Ne parliamo al ritorno in Italia». Sulla legge di stabilità: «I tassi d’interesse valgono più delle polemiche». Dal presidente Usa elogi per la manovra e il voto di fiducia. Preoccupazione comune per il populismo in America ed Europa.
La carta di Letta: un Atlantico più strettodi Vittorio E. Parsi
COMMENTA E CONDIVIDI
Lo scherzetto si è ripetuto, e stavolta a giocarlo sono stati Monti e il Pd, non Berlusconi. Mente Letta era a pranzo nel cuore della Casa bianca con Obama, Kerry e Susan Rice, incassando elogi quasi imbarazzanti, il professore lasciava Scelta civica ed Epifani annunciava sulle reti Mediaset di essere sostanzialmente d’accordo con le dimissioni del viceministro all’Economia Fassina. «Anch’io ho alcuni problemi a casa», aveva detto il premier alla tv americana all’inizio del suo tour, commentando in chiave ironica l’accordo antidefault raggiunto in extremis da democratici e repubblicani Usa. Quasi una profezia.La macchia romana stona in modo forte con quanto accaduto a Washington. Il presidente Usa, al termine del colloquio di un’ora nella Stanza ovale, si è speso in ampie lodi del premier italiano: «Sono impressionato dalla sua leadership e dalla sua integrità». E giù elogi «all’alleato eccezionale», all’Italia che fa «cose straordinarie» in Afghanistan e in altri scenari complicati. Anche se l’endorsment più importante è sulle politiche economiche: «L’Italia sta andando nella direzione giusta», dice Obama mettendo insieme la legge di stabilità e la recente fiducia incassata alle Camere.Una blindatura non da poco. E infatti Letta, sollecitato sulle vicende italiane, vola alto: «I problemi interni? Ne parliamo domani (oggi, ndr). I giudizi positivi dicono che la strada presa è quella giusta e io sono determinato a seguirla». I problemi sollevati da Scelta civica e da Fassina saranno affrontati già oggi, ma senza cedimenti circa la logica che ha guidato la stesura della legge di stabilità: «Lo spread scende, vuol dire che abbiamo ragione. I tassi di interesse sono al livello più basso da due anni a questa parte: questi sono fatti, e alla fine contano i fatti non le polemiche, contano i fatti non aggettivi come "coraggioso"», affonda con riferimento alle critiche congiunte della destra Pdl, della sinistra Pd e delle parti sociali. Letta, insomma, è determinato a sminare le nuove insidie. Anzi rilancia: «Nel prossimo bimestre presenteremo al mondo un grande piano di privatizzazioni».Certo, già oggi ci sarà molto da riflettere e da discutere sull’ennesima prova di provincialismo della politica italiana mentre un premier è all’estero. Un fatto che getta ombre sulla missione Usa. Le battute quasi familiari tra Obama e Letta («Vieni in Toscana», gli dice il premier italiano, «Certo, ma tu torna il 7 febbraio che porti fortuna», ribatte il presidente Usa sottolineando la coincidenza tra la visita di Letta e la soluzione della battaglia sul default). E poi la portata dei temi affrontati, ben più importanti delle polemiche nazionali: il caos in Libia, i segnali positivi in Medioriente, l’impegno per il Mediterraneo che non può essere «il mare della morte», la possibile svolta dell’Iran di Rohani, l’adesione Usa all’Expo 2015, la Siria, i trattati commerciali tra States ed Europa.Certamente la maggiore sintonia tra Obama e Letta la si raggiunge quando si parla dell’impegno dell’Ue per la crescita. Il premier italiano promette al presidente Usa che il semestre a conduzione italiana, quello che inizia a luglio 2014, «aprirà una legislatura dedicata allo sviluppo». Importante anche il confronto sulle derive populistiche che si registrano tanto negli Usa (vedi i Tea party) quanto nel Vecchio Continente. Letta ammette: «A maggio, alle elezioni Ue le forze euroscettiche daranno molti problemi...».
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: