giovedì 24 marzo 2016
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Dopo Cuba sbarca in Argentina E oggi «farà i conti» con il golpe NEWYORK Dopo la storica visita a Cuba, Barack Obama cerca una svolta anche nelle relazioni con l’Argentina, dove è arrivato martedì sera, insieme alla famiglia. Nelle prime ore della visita di due giorni, il presidente Usa ha elogiato il nuovo presidente di centro-destra, Mauricio Macri, assicurandogli cheWashington è pronta a collaborare con l’Argentina, mettendo da parte di tensione. Macri rappresenta per Obama un nuovo alleato in America del Sud, dopo le turbolente relazioni con il kirchnerismo. Alla Casa Rosada, il leader Usa ha detto: «Sono colpito perché Macri ha agito rapidamente per avviare molte delle riforme che aveva promesso e creare una crescita economica più sostenibile e inclusiva, per ricollegare l’Argentina con l’economia globale e la comunità mondiale», ha detto Obama in una conferenza stampa. Nei suoi primi 100 giorni in carica, Macri ha preso le distanze dal blocco di sinistra del Sud America, alleato dell’ex presidente Cristina Fernández Kirchner, e ha cercato un disgelo nei rapporti con le capitali occidentali che sperano in nuovi investimenti in Argentina. È tempo – ha ribadito Obama – di relazioni più «mature», in cui i due Paesi possono collaborare su questioni che vanno dal commercio alla lotta contro il traffico internazionale di droga. Al termine della conferenza stampa con Macri, il presidente statunitense ha fatto visita alla cattedrale di Buenos Aires, per molti anni la chiesa del Papa quando era alla guida dell’arcidiocesi della capitale argentina. Qui ha incontrato l’arcivescovo della capitale, il cardinale Mario Aurelio Poli, e ha reso omaggio a José de San Martín, l’eroe nazionale argentino, i cui resti riposano in un mausoleo all’interno della chiesa. Un omaggio a un altro leader indipendentista, proprio come all’Avana aveva fatto con José Martí. Una messaggio “subliminale” del rispetto del nazionalismo, tanto sentito nel Paese e nella regione. Il viaggio di Obama in Argentina ha fatto, infatti, seguito a una storica visita a Cuba con cui gli Usa hanno cercato di sanare una delle più antiche ferite che li ha, a lungo, separati dal Continente. Per anni, gran parte della regione ha disapprovato della politica di isolamento di Washington nei confronti dell’Avana. Il gelo, però, appartiene al passato. Per Washington, dunque, è un mo- mento favorevole per “guardare verso Sud”. Come ha dimostrato l’accoglienza tributata ad Obama: in migliaia l’hanno applaudito per le strade di Buenos Aires. A George W. Bush, nel 2005, invece, riservarono fischi e proteste. Ad aumentare l’entusiasmo nei confronti del capo della Casa Bianca, la decisione di quest’ultimo di aprire gli archivi sull’ultima dittatura, su cui pesa l’ombra della complicità degli Usa. Una svolta arrivata sull’esempio delVaticano. Come confermato ieri dal portavoce della Sala stampa, padre Federico Lombardi, per volontà di papa Francesco, la Santa Sede sta lavorando per aprire gli archivi relativi all’ultimo regime militare argentino. Una pagina oscura della storia. Con cui Obama farà i conti oggi: si recherà al Parque de la Memoria per rendere omaggio ai 30mila desaparecidos. © RIPRODUZIONE RISERVATA L’INCONTRO. Obama alla Casa Rosada con Macri (Ansa/Ap)
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