sabato 3 febbraio 2018
Ordigni meno potenti, ma utilizzabili anche come armi tattiche lanciate dagli aerei per contrastare la minaccia russa e cinese. Insorgono i sopravvissuti di Hiroshima
Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump (Ansa)

Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump (Ansa)

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Con la presentazione ieri delle nuove linee dell'amministrazione Usa sugli armamenti nucleari (Nuclear Posture Review), il presidente degli Stati Uniti Donald Trump sottolinea che la dottrina delineata "affonda le sue radici in una valutazione realistica sulla sicurezza globale, nella necessità di avere un deterrente verso l'uso delle armi più distruttive del mondo e nell'impegno da parte del nostro Paese alla non proliferazione nucleare". E la paura di un conflitto, nel quale per la prima volta possano essere utilizzati ordigni nucleari, cresce.

La «Nuclear Posture Review»

ll Pentagono delinea infatti e diffonde la 'dottrina Trump' sul nucleare che, prevedendo un'espansione
dell'arsenale
, mette definitivamente fine all'era Obama con l'impegno dell'ex presidente a contenere il potenziale Usa e il ruolo stesso delle armi nucleari nella politica di Difesa americana. E punta i riflettori su Russia e Cina come possibili antagonisti. Il presidente Donald Trump sottolinea come il documento
(Nuclear Posture Review), scaturito dalla verifica da lui richiesta un anno fa nei primissimi giorni alla Casa Bianca, "affonda le sue radici in una valutazione realistica nell'ambito della sicurezza globale, nella necessità di avere un deterrente verso l'uso delle armi più distruttive del mondo e dell'impegno da parte del nostro paese alla non proliferazione nucleare". Si tratta del primo aggiornamento che Washington apporta dal 2010 alla sua politica sulle armi nucleari e, nella nota introduttiva del documento, è il segretario alla Difesa James Mattis a sintetizzare bene lo spirito e gli obiettivi dei cambiamenti apportati: rispondono alla necessità di "guardare in faccia la realtà" e "guardare il mondo per come è, e non per come vorremmo che fosse". Il presidente Trump del resto ha promesso a più riprese di rimettere mano all'arsenale nucleare, ammodernarlo e rafforzarlo, perché pur auspicando la denuclearizzazione "quel momento non è ancora arrivato", ha scandito anche nei giorni scorsi durante il suo discorso sullo stato dell'Unione.
Il piano presentato prevede quindi la realizzazione di due nuovi ordigni, testate a basso potenziale per mezzi aerei: devastanti ma non catastrofici come le superbombe, e per questo meno efficaci come deterrente. Bombe per le quali premere il "bottone rosso" potrebbe essere più semplice da decidere. Anche in presenza di un'offensiva contro gli Usa e i suoi interessi o i suoi alleati che non sia di tipo nucleare. Ecco quindi il riferimento a un possibile massiccio cyber-attacco che faccia andare in tilt la rete elettrica, quella delle telecomunicazioni o la rete Internet.

Il piano si sofferma poi anche su piani a più lungo termine che considerano la reintroduzione di un missile cruise da sottomarino noto come Slcm, il cui utilizzo era stato interrotto dall'amministrazione di H.W. Bush e che l'amministrazione Obama aveva poi proprio rimosso dall'arsenale. L'approccio che è stato delineato trae significato da realtà e scenari mutati rispetto a quando il Pentagono aveva aggiornato l'ultima volta le sue linee guida, a partire dalla Russia che è riemersa come possibile antagonista sul nucleare. E guardando alla Cina che nel suo arsenale nucleare ha deciso di investire. Intanto, forse per la prima volta dai tempi della Guerra fredda, le minacce nordcoreane e gli sviluppi sospetti e paventati del loro programma e delle loro capacità, hanno riacceso nella psiche degli americani il timore per un possibile attacco nucleare che arrivi a colpire il suolo Usa.

Il sommergibile-drone russo

E se il segretario alla Difesa Mattis ha scritto nel rapporto lungo 75 pagine che "questa è una risposta all'espansione dell'arsenale russo e alla natura della strategia e della dottrina", il Pentagono non manca comunque di arricchire il clima di "paura", lanciando nuove accuse. Prima fra tutte, come durante la Guerra fredda, l'indiscrezione su nuovi armamenti di fabbricazione russa contenuta nel Nuclear Posture Review. Perché, dopo le indiscrezioni, ci sarebbe anche la conferma. Il Pentagono è convinto che la Russia stia sviluppando una nuova arma atomica di immensa potenza e impossibile da intercettare: conosciuto come 'Status-6 AUV', nome in codice Kanyon, è un drone-sottomarino delle dimensioni di un mini-sommergibile in grado di trasportare un singolo ordigno della potenza 'monstrè di 100 megatoni, 2 volte la "bomba Zar" (la più potente mai fatta detonare nell'atmosfera dai russi nel 1961), della cui esistenza Washington si parla dal 2016. Il Kanyon, se fosse effettivamente operativo, sarebbe l'Arma finale.

Lo sconcerto dei sopravvissuti di Hiroshima

E in Giappone, l'unico Paese ad aver vissuto gli orrori della bomba atomica, le Associazioni dei sopravvissuti reagiscono con rabbia, sconcerto e angoscia alla nuova strategia nucleare statunitense.
Toshiyuki Mimaki, sopravvissuto al lancio dell'atomica su Hiroshima il 6 agosto 1945, si dice furioso per il cambio nella strategia di Washington, perché ritiene che sia un ostacolo alla denuclearizzazione globale: se il presidente di una potenza mondiale come gli Stati Uniti vuole aumentare e modernizzare la sua capacità nucleare, gli "hibakusha", come sono conosciuti in Giappone i sopravvissuti, non potranno mai vedere un mondo privo di armi atomiche. All'emittente pubblica giapponese NHK, Mimaki ha ricordato che le armi nucleari non rendono il mondo più sicuro e non dovrebbero mai essere usate, a prescindere dal loro dimensioni. La nuova strategia americana prevede lo sviluppo di testate nucleari a potenza ridotta, anche di un solo kilotone (17 volte meno potente della bomba sganciata il 6 agosto 1945 su Hiroshima) per effettuare attacchi "chirurgici" con numero ridotto di vittime. L'obiettivo è danneggiare il nemico senza per forza innescare una rappresaglia termonucleare da "fine di mondo".
Preoccupati e delusi anche i sopravvissuti di Nagasaki, la seconda città giapponese a subire un attacco nucleare, il 9 agosto '45: Koichi Kawano ha detto che l'annuncio è una doccia fredda sullo storico trattato che vieta le armi nucleari, approvato l'anno scorso da oltre 120 Paesi. Diversa invece, e nell'impronta del militarismo sempre più accentuato, la valutazione del governo di Tokyo: per il ministro degli Esteri, Taro Kono, la svolta è un segno della "determinazione" statunitense a "garantire l'efficacia della sua deterrenza".

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