martedì 16 agosto 2022
Padre Óscar Benavídez è il terzo membro della comunità cattolica locale fermato nell'ambito di un'ondata di azioni repressive da parte del governo del presidente Ortega.
Óscar Benavídez

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Ancora un arresto di un membro della Chiesa cattolica in Nicaragua: la diocesi di Siuna comunica che è stato arrestato padre Oscar Benavidez, parroco della chiesa dello Spirito Santo. «Non conosciamo la causa o il motivo della sua detenzione – informa la diocesi , speriamo che le autorità ci tengano informati».

La notizia arriva da un comunicato stampa sulla pagina Facebook. La diocesi di Siuna conferma l'arresto di Óscar Danilo Benavídez Tinoco, parroco della chiesa dello Spirito Santo nel comune di Mulukukú, nella regione autonoma dei Caraibi del Nord del Nicaragua. Secondo organizzazioni per i diritti umani, il sacerdote sarebbe stato prelevato dal suo veicolo e arrestato dalla polizia antisommossa dopo aver celebrato la Messa domenicale. La diocesi dichiara anche che si ignorano i motivi di questa azione che si somma all'arresto di altri due sacerdoti cattolici nel 2022.
Secondo i media locali, inizialmente non si conosceva il luogo in cui si trovava padre Benavídez, ma in seguito è stato localizzato nella Direzione di Assistenza Giudiziaria, meglio conosciuta come El Chipote, situata nella capitale Managua, a più di 300 chilometri dal luogo di detenzione. Dopo aver chiesto alle autorità di poter avere informazioni sulla situazione del sacerdote, la diocesi in un comunicato stampa invita a unirsi in preghiera "per il nostro fratello sacerdote", "la cui unica missione - scrivono - è ed è stata quella di annunciare la buona novella di Gesù Cristo, che è Parola di vita e di salvezza per tutti".

«Guerra silenziosa»

Di «guerra silenziosa» contro la Chiesa in Nicaragua ha parlato il cardinale e arcivescovo di Tegucigalpa, in Honduras, Oscar Rodríguez Maradiaga. Il porporato – ha scritto Vatican News – ha espresso la sua solidarietà alla comunità cattolica del Paese. Dure le sue parole, dalle quali emerge una Chiesa vessata e una «persecuzione a Gesù». Un appello al governo Ortega perché sia posto fine a tutto ciò era arrivata nei giorni scorsi anche da una sessione speciale all'Osa, l'Organizzazione degli Stati Americani. La Santa Sede, attraverso una dichiarazione del suo osservatore permanente all'Osa, monsignor Juan Antonio Cruz Serrano, ha espresso la sua «preoccupazione» per la situazione in NIcaragua, invitando a trovare «vie di intesa, basate sul rispetto e sulla fiducia reciproca», dirette al «bene comune e la pace». Serrano ha ribadito che la Santa Sede è «sempre pronta a collaborare con quanti si impegnano nel dialogo», ritenendolo «strumento indispensabile di democrazia e garante di una civiltà più umana e fraterna». La Santa Sede ha così fatto sentire la sua voce in concomitanza con la risoluzione votata a larga maggioranza dall'Osa, 27 voti su 34, e soprattutto con l'appello al presidente nicaraguense Daniel Ortega: basta con le «vessazioni» contro la Chiesa cattolica, con la «chiusura forzata» delle Ong, con la «persecuzione» dei media.

Le espulsioni di religiosi

«Richieste che valgono una condanna da parte dell'organizzazione panamericana nei confronti di tutte quelle azioni del governo intraprese in modo sistematico ormai da diverse settimane e mirate a legare una sorta di grande bavaglio attorno a coloro che vengono considerati nemici dell'attuale potere, molti dei quali finiti in carcere e per i quali la risoluzione chiede il rilascio». Tra le decisioni più recenti, l'ultima in ordine di tempo è quella che ha visto le autorità del Nicaragua vietare la processione prevista per il 13 agosto per le strade della capitale Managua al termine del pellegrinaggio mariano: processione, celebrata quindi alle 8 del mattino ora locale direttamente all'interno della cattedrale. Ma a suscitare scalpore sono state anche l'espulsione dal Paese della Congregazione delle Missionarie della Carità di Madre Teresa, la chiusura di una decina di emittenti cattoliche e in particolare il blocco imposto dalla polizia al vescovo di Matagalpa Rolando José Álvarez Lagos, che da una settimana non può uscire dalla sua sede per andare a celebrare Messa, tacciato di fomentare rivolte nelle sue omelie.



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