sabato 8 novembre 2014
Il procuratore generale Murillo ha annunciato la confessione di tre membri di un cartello: i 43 ragazzi sarebbero stati uccisi e bruciati. I genitori: «per noi sono vivi» e accusano il governo.
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La vicenda degli studenti messicani scomparsi sarebbe arrivata ad un terribile epilogo. Il procuratore generale messicano, Jesus Murillo, ha infatti annunciato che tre narcos hanno confessato di aver ucciso i 43 ragazzi, bruciandone poi i corpi e gettando i resti in un fiume. Ma i genitori non ci credono, accusando il governo di voler così chiudere la vicenda.Tre membri di un cartello messicano della droga hanno confessato di aver bruciato vivi gli studenti di cui si erano perse le tracce dallo scorso 26 settembre. I tre detenuti hanno ammesso di aver dato fuoco al gruppo di giovani in una discarica nei pressi di Iguala, nello stato di Guerrero. Gli studenti erano stati arrestati da agenti corrotti e consegnati ai membri del potente cartello del narcotraffico locale, Guerreros Unidos. La polizia, nei giorni scorsi, aveva arrestato l'ex sindaco della città e sua moglie con l'accusa di aver ordinato l'omicidio dei giovani colpevoli di aver organizzato una contestazione durante un suo comizio. Ma i famigliari dei 43 studenti spariti non si arrendono e hanno fatto sapere che "finchè non ci sono prove" che sono morti, continueranno a considerare vivi i loro figli. Ed è l'ultimo, doloroso capitolo di uno scandalo che sta sconvolgendo il Messico e creando problemi allo stesso presidente, Enrique Pena Nieto.
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